Un antico detto Zen ci ricorda che “se abbiamo un occhio puntato sulla destinazione, ce ne resta solo uno per guardare la strada”.
In questo insegnamento ci sono la premessa, il viatico ed il risultato di una legge elettorale:
- i parlamentari che la voteranno hanno come premessa il non perdere voti e, se possibile, incrementarli;
- c’è da trovare una via che tenga conto delle norme costituzionali, delle consuetudini nazionali e delle differenze macroregionali ‘storiche’;
- è necessario tener d’occhio il risultato, dato che l’instabilità e la decrescita sono il peggio che possa accadere.
Dunque, spesso e volentieri, il risultato di una nuova legge elettorale finisce per essere un cambiare tutto per non mutare nulla, se – contemporaneamente – non accade che il Quarto Potere, quello dei mezzi di comunicazione di massa, vada ad informare l’opinione pubblica.
L’Italia ha un sistema di comunicazioni di massa inadatto a tale scopo, se la produzione di carta per libri e giornali è stata concentrata fin dal 1861 oppure se gli impianti di telecomunicazione sono ancor oggi di 3-4 gestori televisivi ed internet o, peggio, se larga parte della pubblicità è raccolta da un unico gestore o, de facto, l’istruzione e la radiotelevisione pubblica sono un monopolio di Stato, a parte il fatto che è consentito che ci sia un partito gestito da una struttura informativa privata e che almeno due partiti abbiano uno statuto decisamente carente in materia di democrazia e rinnovo delle cariche apicali.
Sarà un caso, ma – a parte debiti, disservizi e disastri – da molti anni l’Italia è mal messa sia nella classifica dell’informazione sia in quella dell’istruzione e del numero di laureati sia del bullismo e dello stalking sui Social. E non è solo una coincidenza se Lega e Cinque Stelle si siano affermati promettendo agli italiani di ritornare – in pratica – al modello di Stato che ci indebitò e ci espose all’instabilità durante la Prima Repubblica.
Senza un’Opinione Pubblica informata (ed istruita) non c’è Legge Elettorale che tenga: mancano i Cittadini.
Demata
Rispondi