Coesione e consenso sociale: quello che la Destra dimentica

19 Ott

La “coesione sociale” indica l’insieme dei comportamenti e dei legami di affinità e solidarietà tra individui o comunità, tesi ad attenuare in senso costruttivo disparità legate a situazioni sociali, economiche, culturali, etniche.

Il concetto di coesione nasce dalla visione originale della società dal punto di vista scientifico di Durkheim secondo cui l’esperienza collettiva non corrisponde alla somma delle esperienze individuali, ma alla loro sintesi e – come tale risulta – intrinsecamente diversa.
Per dirla alla von Hayek e von Mises, c’è sempre da tener conto che esiste un bilancio utilitaristico tra opportunismo e collaborazione degli individui in una società complessa.

Infatti, Durkheim – nello studiare la relazione tra individuo e collettività, il bilancio tra opportunismo, collaboratività ed il relativo consenso – individua due forme di solidarietà, una primitiva e ‘meccanica’, uguale per tutti i membri delle società primitive, un’altra ‘organica’ delle società complesse, dove ciascun individuo assolve a una sua funzione.

Per poter realizzare una solida coesione sociale in una società complessa, occorre:

  1. la soddisfazione di alcune necessità materiali indispensabili alla sussistenza in una società complessa: casa, salute,  educazione, occupazione, reddito
  2. l’ordine e la sicurezza sociale
  3. la presenza di relazioni sociali attive in una rete di scambi di informazioni, supporto e credito
  4. il consolidamento il senso di identità e di appartenenza a una collettività, grazie al coinvolgimento di tutti nella gestione delle istituzioni.

Tali requisiti – ed il concetto stesso di coesione sociale – costituiscono, oggi, gli indicatori basilari del progresso civile e sono indiscutibilmente fondamentali per  una comunità fondata sulle relazioni favorevoli tra individui.
Duecento anni fa, rappresentavano lo scopo di monarchie illuminate o costituzionali …

E’ culturalmente allarmante il silenzio-assenso che la Destra italiana fornisce da quasi venti anni a politiche socialmente devastanti nella previdenza, nella sanità e nell’istruzione, che hanno determinato uno ‘strappo’ intergenerazionale profondo, una sempre maggiore irrilevanza dei laureati tecnico-scientifici (STEM) rispetto a medici, avvocati e commercialisti e, più in generale, delle donne, nonchè i ben noti buchi di bilancio.

E disinteressarsene – oltre a ledere profondamente l’immagine agli occhi dei comuni cittadini – comporta che tutto il così detto ‘sociale’ diventi prebenda per qualche casta e habitat naturale per i soliti populismo partitici o sindacali.

Demata

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