Oggi, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervistato da Roberto Mania – La Repubblica, continua a rifiutarsi di legiferare: “il tema delle pensioni è molto delicato e sensibile. Il governo ha assunto l’impegno di verificare e ragionare sul capitolo delle flessibilità in uscita. Manteniamo questo impegno. Ma nel merito parleremo solo quando avremo proposte precise”.
Eppure, è dal 30 aprile 2013 che all’esame delle Camere c’è il ddl 857 (Disposizioni per consentire la libertà di scelta nell’accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico) – elaborato dal sen. Cesare Damiano ed altri esponenti dei diversi partiti in Parlamento – che propone i prepensionamenti a 62 anni per tutti ma con 35 anni di anzianitàà contributiva e l’8% di decurtazione sul trattamento previdenziale nonché la pensione con la formula Quota 41 per i lavoratori precoci, che nonostante 40 anni di anzianità contributiva non hanno oggi diritto al trattamento previdenziale.
Infatti, l’art. 38 della Costituzione italiana ordina che “i lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.”
Con il termine ‘invalidità’ si intende la “riduzione, congenita e/o acquisita, delle capacità fisiche o mentali”, mentre la vecchiaia è una “età della vita, caratterizzata da progressivo decadimento organico”. In Italia – secondo i dati Inps-Istat i lavoratori over 55 anni affetti da almeno due patologie croniche è oltre il 30%.
Attualmente per questi lavoratori – obbligati a permanere al lavoro per un’altra decina di anni od a licenziarsi – non sono previsti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita, come non lo sono per gli esodati ed i disoccupati.
Una spoliazione gravissima dei diritti costituzionali … e non è vero che “non si può fare perché l’Europa non vuole”: il Fiscal Compact ci obbliga solo alla quadratura di bilancio, sta al Governo presentare una legge finanziaria, sta al Parlamento esaminarla e votarla, come al Presidente sottoscriverla per vidimarla, se compatibile con ‘tutti’ gli obblighi costituzionali – vedi art. 38 – e non solo con quelli dell’art. 75 sul bilancio pubblico.
“Il 2016 – ha ribadito oggi sul social network Cesare Damiano – deve essere l’anno della flessibilità delle pensioni. Anche Renzi lo ha promesso”. A dire il vero, anche l’anno scorso, durante l’esame della legge di Stabilità 2015, il premier aveva rassicurato i lavoratori …
Facciamo presto che iniziando oggi non li manderemo in pensione prima del 2018.
Demata
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