I motivi perchè Roma e la Sicilia debbano affrontare un ricambio politico sono tanti e tantissimi, ma quelli chè allarmano per davvero sono pochi e semplici da comprendere.
Non sappiamo se Crocetta e Marino pensassero che i sindaci avessero degli incarichi ‘politici’, piuttosto che l’onere di amministrare la cosa pubblica.
Ma ad ambedue oggi si reclama di non aver denunciato nelle sedi dovute (prefetto e magistratura) il degrado professionale e funzionale degli enti cui sono preposti, come di mostrare quella cultura del diritto e delle procedure che gli consentirebbe di intervenire direttamente e di amministrare.
Due situazioni gravissime se non amministrate, considerato che sia l’Assemblea Siciliana sia Roma Capitale hanno di per se un finanziamento statale ampio ed apposito. Dieci milioni sprecati a Roma o in Sicilia magari sono un’inezia, ma se ben spesi in Molise (ad esempio) ci sistemi tutti i fondovalle …
In ambedue i casi Crocetta e Marino forse speravano che le ‘larghe’ intese con lo Stato centrale avrebbero permesso di superare gradualmente il sistema di prebende ed inefficienza del personale dipendente dai loro enti. Oppure che i loro vice ed i loro staff riuscissero a riportare a norma contratti di lavoro, organigrammi, funzioni e procedure con la bacchetta magica … trovando ampia collaborazione dei sindacalisti e dei direttivi.
Di fatto, va a finire che l’Assemblea Siciliana riesca a spendere, spandere ed assumere in ampia autonomia e che Roma Capitale si ritrovi con ennesimi buchi di bilancio, appalti bloccati, servizi esternalizzati da rifere o abrogare eccetera fino alla questione della mobilità e della sicurezza, ovvero metro, bus, polizia municipale, servizi sociali, case popolari eccetera.
Se Crocetta e la Sicilia andranno inevitabilmente a sbattere contro lo scoglio del Fiscal Compact, ben più allarmante è la situazione romana.
Marino si ostina ad andare avanti con mezza giunta defezionata ed altrettanto per le dirigenze apicali, più tot esponenti di municipi o municipalizzate agli arresti domiciliari in una Roma che dovrà garantire tra pochi mesi l’ospitalità e la mobilità che servono ad un Giubileo.
Intanto, l’astio della cittadinanza verso il personale comunale (e gli amministratori che tollerano) è crescente, come è da tempo alto lo sdegno per come viene tenuta la città e per come è stata amministrata in dieci anni.
Crocetta potrebbe anche superare l’enpasse, ma a condizione di accettare il gravoso ruolo di ‘amministratore della cosa pubblica’, diversa è la situazione di Marino, dove non basta più solo un vicesindaco illuminato per rinfrancare gli animi, interdire i prepotenti e far ripartire servizi viziati da decenni di procedure e ‘prassi’ poco legittime.
Demata
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