Ormai è ufficiale, Galli della Loggia dixit: esiste una filtrabilità ‘mafiosa’ tra base ‘popolare’ e partiti di ‘sinistra’. Addio ‘mani pulite’, addio ‘la storia siamo noi’ eccetera eccetera
“Il Pd era l’unico partito romano che conservava almeno in parte un rapporto con la base popolare, quella del vecchio Partito comunista: e probabilmente proprio questo è ciò che l’ha perduto. Una base popolare dai tratti spesso plebei — chi ha una certa età se lo ricorda — che per forza era contigua a persone e cose non proprio in regola con la legalità (ladruncoli, piccoli spacciatori, topi d’auto): ma finché a sovrintendere ci sono stati il controllo etico-politico del partito e la decisione inappellabile dei vertici in materia di cariche e di mandati elettorali, nessun problema.
Come si sa, però, a un certo punto tutto questo è svanito. È accaduto allora come se quella base popolare fosse rimasta affidata a se stessa e alle regole spesso demenziali (vedi primarie «aperte») ed estranee della nuova democrazia interna. È allora che si è aperto il varco: non avendo più un vero corpo, il partito non ha avuto più anticorpi. “
Una questione ormai storica, quella della contiguità dei ‘partiti popolari’ con sette e mafie, ben descritta da Jacques de Saint-Victor in “Patti scellerati. Una storia politica della mafia in Europa” (UTET). L’unico dubbio irrisolto è come mai Eugenio Scalfari – censore di Roma – non se ne sia mai accorto.
E le accuse di Ernesto Galli della Loggia – nell’editoriale di oggi su Corsera con la foto del Governatore Zingaretti in bella vista – non si fermano: “Lo ha capito anche la delinquenza più sveglia e più attrezzata, che è stata pronta a stabilire rapporti con la sua nuova classe, a mettere a libro paga persone, a costruire filiere, a organizzare complicità e ricatti. Così, servendosi dei mezzi del clientelismo politico più ovvi, è cominciata la scalata al Pd da parte del malaffare.
Lo ha detto bene in un rapporto Fabrizio Barca, dopo aver indagato quanto accaduto nei circoli dem della Capitale: il Pd è diventato «un partito cattivo, ma anche pericoloso e dannoso», i suoi iscritti sono troppo spesso «carne da cannone da tesseramento». ”
Intanto, mentre il Capo di Gabinetto della Regione Lazio è anche lui coinvolto nelle inchieste di Mafia Capitale, arriva il crollo verticale del consiglio municipale di Ostia con appelli pubblici a inviare militari come in Calabria o Sicilia …
E, a confermare che il PD, a Roma, non c’è più, prendiamo atto che Zingaretti (Regione Lazio) tace e Marino (Roma Capitale) è all’estero …
Dunque, mentre Renzi trema (ndr. la caduta del PD romano per mafia comporta de facto la fine di molte cose), non resta che attendere l’intevento del vescovo di Roma, come si usa nelle terre assediate dalla Mafia …
La domanda, dunque, è: si dimetteranno oppure l’Italia e i romani dovranno subire l’onta di una Roma che ‘puzza’, proclamata Urbis et Orbis? Di sicuro, Papa Francesco non può scagliarsi contro mafiosi e narcos se a casa sua si razzola male …
Original posted on Demata
Rispondi