Intervista del 13 luglio 2014, La Repubblica.
“L’educazione come noi l’intendiamo sembra quasi aver disertato le famiglie.
Ciascuno è preso dalle proprie personali incombenze, spesso per assicurare alla famiglia un tenore di vita sopportabile, talvolta per perseguire un proprio personale successo, altre volte per amicizie e amori alternativi.
L’educazione come compito principale verso i figli sembra fuggito via dalle case. Questo fenomeno è una gravissima omissione.”
“Molti miei collaboratori che lottano con me mi rassicurano con dati attendibili che valutano la pedofilia dentro la Chiesa al livello del 2%. Questo dato dovrebbe tranquillizzarmi ma debbo dirle che non mi tranquillizza affatto. Lo reputo anzi gravissimo.
Il due per cento di pedofili sono sacerdoti e perfino vescovi e cardinali. E altri, ancor più numerosi, sanno ma tacciono, puniscono ma senza dirne il motivo.
Io trovo questo stato di cose insostenibile ed è mia intenzione affrontarlo con la severità che richiede.”
“Non conosco a fondo il problema delle mafie, so purtroppo quello che fanno, i delitti che vengono commessi, gli interessi enormi che le mafie amministrano.
Debbo aggiungere che alcuni sacerdoti tendono a sorvolare sul fenomeno mafioso. Ma mi sfugge il modo di pensare dei mafiosi, i capi, i gregari.
È un fatto che la maggior parte delle donne legate alla mafia da vincoli di parentela, le moglie, le figlie, le sorelle, frequentano assiduamente le chiese dei loro paesi dove il sindaco e altre autorità locale sono spesso mafiose.
Quelle donne pensano che Dio perdoni le orribili malefatte dei loro congiunti?”
originale postato su demata
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