Milano No Canal: i pro e i contro

26 Feb

Uno degli interventi urbanistici più interessanti che andranno ad arricchire Milano con  l’Expo 2015 Milano è il progetto delle Vie d’Acqua.

“Un complesso di interventi di valorizzazione paesaggistica e ambientale degli spazi aperti nella cintura Ovest della città, dei Navigli e della rete irrigua. Un circuito ciclabile di circa 125 chilometri, passeggiate pedonali e alberature.

Vie d'acquaUn progetto di ‘mobilità dolce, Vie d’Acqua, perchè “la messa in rete dei percorsi lungo il Canale Villoresi e il Naviglio Grande e, indirettamente, Naviglio Pavese e Naviglio Martesana, moltiplica le opzioni e i livelli di fruizione e le possibili interconnessioni con il sistema delle “idrovie” regionali e sovraregionali. La Darsena ritrova il suo ruolo di Porto di Milano.
Expo e Milano assicurano così maggiore accessibilità e visibilità al territorio, fino a ricomprendere le valli fluviali di Ticino e Adda, offrendo alla Città e al Territorio nuove forme di solidarietà e occasioni di promozione.” (Progetto Vie d’Acqua pdf)

“L’interconnessione della dorsale ciclopedonale principale con le stazioni della metropolitana e del passante ferroviario offre nuove modalità e opportunità di fruizione sostenibile del territorio.
L’intermobilità bici-battello offre lungo i navigli un’ ulteriore opportunità per la promozione e valorizzazione del paesaggio e territorio rurale della pianura irrigua.La città si riapre con la mobilità ciclopedonale al suo territorio spingendosi oltre i confini amministrativi.”
Vie d'acqua 1
Tutto perfetto, almeno sulla carta. Qualunque città esulterebbe per un intervento da 100 milioni di euro che facilita la pedonalità, riporta in auge gli storici canali, migliora l’irrigazione dei campi, ripristina un sistema di trasporti fluviali.
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E invece no.
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E’ di ieri la notizia che “i parchi della corona urbana Ovest non saranno interessati ai lavori” (Corsera), dopo “quasi due mesi di mobilitazione e una settimana di blocchi al cantiere di Trenno” (Sole24Ore) da parte dei Comitati No Canal.

Eppure, i No Canal non sono più di qualche centinaio di persone (secondo i giornalisti) e forse anche meno (secondo le foto dei reporter) o, forse, poco più, se le mille e passa firme raccolte in una sottoscrizione risultassero di persone effettivamente convinte e partecipanti.
Prendiamo atto che le centinaia di migliaia di cittadini che vivono nei territori interessati non sono stati affatto coinvolti ne da Pisapia nè dalle Circoscrizioni di riferimento: bastano mille o duemila firme, qualche corteo con gruppo familiare al seguito e qualche isolata intemperanza.

La scarsa adesione della cittadinanza è confermata anche dai No Canal, che in un comunicato parlano di “1000 persone unite sotto la pioggia a dire ‘fuori le ruspe dai parchi’ e a chiedere moratoria nei cantieri”. Mille … molti meno di quelli raggiungibili da un sondaggio telematico.

Ad ogni modo, i No Canal – seppur esigui, che gli piaccia o meno – potrebbero avere le loro ragioni.

Port de Gennevilliers – Jean Nouvel da Le “GRAND PARIS” un défi pour les décennies à venir

Ad esempio, il caso riportato anche da Sole24Ore, nella Zona 7, “dove si prevede un «mini Naviglio», largo otto metri e profondo uno e mezzo: non sarà navigabile, ma servirà da scolo per le acque del sito espositivo.”
Una mini-opera che – come afferma No Canal in un comunicato – sarà “un’opera utile solo per i sei mesi di Expo” e che alcuni “tecnici e Italia Nostra, sostengono da tempo, ossia che per garantire “l’incolumità e la sicurezza dei visitatori” esistono condotte, rogge in grado di accogliere i 500 litri/secondo necessari a svuotare il laghetto di Expo e garantire lo smaltimento delle acque piovane e bianche in eccesso.”

Ma, ad eccezione del ‘mini-Naviglio’, non emergono dalle istanze dei Comitati altre esigenze di rilievo, se non questioni inerenti i metodi di bonifica di un parco, visto che, secondo Il Giornale, già a gennaio, “sulle principali richieste dei comitati No canal sul progetto delle Vie d’Acqua c’è la risposta positiva della società Expo e dell’amministrazione comunale”, con  “interramento del canale lungo il percorso nel parco di Trenno, salvi quasi tutti gli alberi, bonifica integrale dell’area di via Quarenghi.”

Statione con quartiere d’affari – Christian de Portzamparc da Le “GRAND PARIS” un défi pour les décennies à venir

Il commissario unico di Expo 2015, Giuseppe Sala, ha commentato – riguardo la rinuncia ad estendere le Via d’Acqua nel versante ovest di Milano – che “nonostante l’apertura mostrata su varie tematiche e in particolare sull’interramento del canale in alcuni tratti, bonifiche, opere di mitigazione e riqualificazione, parte dei comitati ha rifiutato l’accordo. E duole aggiungere che, purtroppo, nei cantieri si sono registrati persino atti di illegalità, come azioni vandaliche e sabotaggi.”

Anche i No Canal ammettono la problematica, facendo riferimento ad una “minoranza di facinorosi che soverchia la volontà dei comitati”, ma respingendo ogni criminalizzazione e ribadendo che “tutti i comitati hanno respinto perché inaccettabile, e diversa da quanto atteso, la proposta dell’ansa a Trenno”.

Eccoli accontentati: niente Vie d’Acqua, niente bonifiche nei parchi, niente investimenti. Niente.

I “più pezzi di città si stanno schierando al nostro fianco”, secondo i No Canal? Forse sono quelli nei quali verranno riversati i milioni che non saranno spesi ad ovest di Milano … c’è già il neoministro delle politiche agricole, il bergamasco Maurizio Martina, che avvisa “intendo far incrociare il più possibile Expo e agroalimentare”

La Courneuve, en Seine-Saint-Denis – Roland Castro da Le “GRAND PARIS” un défi pour les décennies à venir

Interrare il ‘piccolo Naviglio’ era sacrosanto, come lo era salvare centinaia di alberi. Lasciar tutto così com’è a Trenno o negli altri parchi, significa solo lasciar terreno disponibile (ndr. i parchi urbani servono anche a questo …) per speculazioni future: meglio dotarli di infrastrutture e funzionalità minime (ad esempio, piccoli musei, ludoteche … laghetti e canali …)  se li si vuol difendere davvero.

originale postato su demata

5 Risposte to “Milano No Canal: i pro e i contro”

  1. marinaio ottobre 19, 2017 a 11:09 am #

    Vada per il naviglio fino a San Marco, ma non buttiamo all’aria l’arteria Via Sforza/Via De Amicis. Semmai piuttosto con assai meno impatto si potrebbe riesumare il Naviglio Morto di Via Pontaccio arrivando ai fossati del Castello

  2. demata novembre 24, 2014 a 7:16 PM #

    All’origine le dorsali TAV corrispondevano al parallelo di Berlino, a quello di Hannover e a quello di Munchen, più o meno in corrispondenza delle tre ‘passanti’ che attraversano la Germania e l’Europa da ‘sempre’.
    Qualcuno riuscì ad inserirvi anche Torino (Milano fa capo a Munchen e Basel) con un bel incremento di costi, ma a quanto pare in Piemonte non vogliono la TAV e … la Fiat ha traslocato in Campania.
    Se l’utilità di collegare i piemontesi a Lione e alla Francia resta un mistero, perchè non risparmiamo i soldi della TAV e miglioriamo porto e aereoporto di Napoli?
    Anzi, dato che ci siamo, lasciamo perdere anche i malfunzionanti F35 ‘piemontesi’ e rilanciamo i cantieri navali delle regioni del Meridione?

  3. tiroladria novembre 19, 2014 a 8:49 PM #

    Purtroppo non ho mai sentito una parola del progetto Tirol-Adria e del canale transalpino Danubio-Tirol-Adria, che sarebbe da preferire alla TAV del Brennero. Forse perché nessuno è in grado di immaginarsi lo sviluppo che l’Italia potrebbe avere. Tocca agli esperti di convincere i politici ed a far questo dovranno mostrare più coraggio.

  4. demata marzo 4, 2014 a 10:09 am #

    Non sono in grado di valutare. Ad ogni modo se Milano guadagnasse in ‘estetica urbana’ porrebbe rimedio al suo unico vero neo.

  5. klement marzo 4, 2014 a 8:00 am #

    E’ assolutamente paradossale che la presunta mobilità dolce si debba ottenere con lavori di impatto ancora maggiore che la velocizzazione. Se io volessi la città a mia misura sarei un esaltato, e idem con patate se tanti volessero la città a misura di persona. Invece di sentirci padreterni che creano il migliore dei mondi possibili, abbassiamo le pretese e limitiamo il traffico, piaccia o no ai bottegai.
    Ci piaccia o no, alla cintura ovest ci sono parchi, e in centro c’è asfalto: scavarli è un progetto demenziale, e appena iniziassero i disagi dei cantieri diventeranno tutti No canal.
    Restauriamo i navigli che ci sono, lasciando stare quelli sottoterra, che semmai si potrà cecare di rendere visibili attraverso i tunnel della metropolitana, come da Missori si vede un tratto di strada romana. Semmai a lato della banchina si potrà fare un canaletto artificiale.
    Se Milano si vuole ispirare a Venezia, potrebbe lanciare il primo gemellaggio di quartieri fra navigli e Burano, entrambi abitati da pittori sfratti permettendo.
    Milano città d’acqua può diventare lo stesso che la Roma imperiale di Mussolini

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