Enrico Letta, intervistato da Al Arabiya, promette: “I mercati sono pronti, la situazione sta cambiando verso la stabilità” e, quando il presidente di Confindustria precisa che “il mezzo punto di crescita del Pil stimato per il 2014 non basta a creare occupazione. Non sono ottimista”, replica: “Ognuno faccia il suo lavoro”.
“L’Italia era in difficoltà per il debito pubblico, ma siamo a un un punto di svolta: sono ottimista perchè per la prima volta tagliamo il debito dopo 6 anni. La crescita sarà l’1% quest’anno e il 2% l’anno prossimo. La situazione sta cambiando verso la stabilità. Si prevede un piano di grandi privatizzazioni, una grande opportunità di investire in Italia”.
Va bene che c’è da collocare Alitalia (e l’aeroporto internazionale di Fiumicino), sappiamo che in Grecia il Pireo fu ‘aperto’ agli investimenti cinesi, qualche anno fa, ma …
Ambrose Evans Pritchard, giornalista economico del Telegraph, avverte che l’Italia collasserà nel 2014, senza correttivi alla politica europea. Il debito pubblico nel nostro paese è esploso dal 120% al 133% del PIL in due anni.
A maggio scorso, l’Ocse ritoccava di nuovo al ribasso le stime sul Pil del nostro Paese, portandole a +0,4% per il 2014. L’OECD precisa che l’uscita dell’Italia dalla recessione è condizionata dal carico fiscale, in particolare quello sul lavoro.
Il tutto per salvare banche ormai ‘estere’ ed alimentare enti (previdenziali o territoriali) che fanno solo a modo loro.
O arriva ‘la svolta’ – che Renzi e Letta invocano ma non fanno – oppure gli ‘strappi alla democrazia’ aumenteranno e non saranno solo la sicumera del Governo nel presentare un provvedimento che accomuna IMU e Bankitalia o la violenza del M5S di impedire i lavori in Commissione Legge Elettorale.
La disoccupazione aumenta ed il turn over è bloccato.
E’ una follia pensare di affrontare il 2014 (ed arrivare a delle elezioni decenti nel 2015) con la situazione che si profila quando – oltre alla fiscalità eccessiva, al disinvestimento pubblico e alla situazione delle aziende – perdurasse l’annullamento della riforma Damiano delle pensioni e ssenza ancora voler discutere il ‘salario minimo’ di cui lo stesso Damiano si è fatto portatore da tempo.
Ci vuole una svolta con i nostri politici che riprendono a fare il ‘loro lavoro’, iniziando ad affermare che il Governo Monti sbagliò, come sbagliarono Prodi e Tremonti, e agendo di conseguenza. Garantendo un governo con una maggioranza, revocando il Fiscal Compact e riportando equità, efficienza e dignità nei principali servizi pubblici (scuola, sanità, giustizia e pensioni) che gravano sulla spesa dello Stato.
Solo così il ‘partito del bar dello sport’, di cui fanno parte i ‘commentatori scorrect’ di internet, deciderà di borbottare altrove ed occupandosi, più propriamente, di qualche furto di galline o di qualche scandaletto di provincia.
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