Sergio Marchionne ha vinto. E’ riuscito a salvare il marchio FIAT, internazionalizzandolo, ed è di questi giorni l’apertura ad un superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, da parte del suo fiero oppositore Maurizio Landini, leader sindacale della FIOM.
Intanto, a Torino esiste ancora una fabbrica di automobili, ‘garantita’ da un marchio vintage come quello Jeep, e in Campania le fabbriche FIAT funzionano ancora tutte, anche se la crisi dell’automotive in Europa imperversa ancora.
Susanna Camusso e tanti altri si chiedono se FIAT sia ancora italiana e quanto lo sia.
Potremmo chiedercelo – e faremmo bene a chiedercelo – anche riguardo Alitalia, Autostrade spa, Unicredit e Monte Paschi, Parmalat eccetera eccetera …
E prendiamo atto che ‘il valore aggiunto’ di FIAT era nella genialità di un ingegnere abruzzese naturalizzato canadese e dei suoi colleghi del Centro ricerche Alfa Romeo di Pomigliano d’Arco.
Le perdite, oggi come ieri, derivano dall’eccessivo costo d’impresa e del lavoro che c’è in Italia.
originale postato su demata
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