Emergenza Egitto: civili armati e chiese bruciate

14 Ago

Muḥammad Morsī è nato il 20 agosto 1951, è un ingegnere chimico con una laurea all’Università del Cairo (1975) che ha lavorato per la California State University, Northridge dal 1982 al 1985, per poi tornare in Egitto. Nel 2012 è divenuto il primo presidente democraticamente eletto dell’Egitto, nelle fila del Partito Libertà e Giustizia (il partito dei Fratelli Musulmani).

I Fratelli Musulmani sono una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali con un approccio prettamente politico all’Islam. Furono fondati nel 1928 da al-Ḥasan al-Bannāʾproprio in Egitto, poco più d’un decennio dopo il collasso dell’Impero Ottomano.

Morsī è stato membro del Parlamento egiziano dal 2000 al 2005 e la sua attività di maggiore rilievo fu la ‘lotta alla pornografia’, denunciando persino il governo per aver permesso la circolazione di riviste con copertine di nudi e la trasmissione in televisione di scene che considerava “immorali”, come anche si levò contro i concorsi di bellezza (ad esempio Miss Egitto), perchè contrari alle “norme sociali, alla Shari’a e alla Costituzione”.

Sei mesi dopo l’elezione, nella seconda metà di novembre 2012, Muḥammad Morsi attuava un vero e proprio ‘golpe bianco’, attribuendosi per decreto amplissimi poteri anche nel campo del potere giudiziario, per evitare che i suoi decreti presidenziali potessero essere annullati dall’Assemblea Costituente incaricata di redigere una nuova Costituzione. Ovviamente, il decreto prevedeva che il presidente Morsi possa “prendere tutte le misure necessarie per proteggere la rivoluzione”. Un film già visto … che, sembrerebbe, non aveva neanche tutto il gradimento degli stessi sostenitori di Morsi, i Fratelli Mussulmani.
Ad immediata conseguenza di questo atto autoritario la magistratura egiziana proclamava uno sciopero di protesta contro quello che definiva “un golpe bianco” del presidente della repubblica, mentre iniziavano le proteste di piazza contro la politica di islamizzazione dello Stato operata da Morsi, nel tentativo di instaurare una dittatura islamica e nel paese venivano incendiate anche alcune sedi dei Fratelli Musulmani.

Poco più di un mese fa, il movimento di protesta nei suoi confronti, noto come Tamarod, ha ottenuto la destituzione di Muḥammad Morsī e la sua collocazione agli arresti domiciliari.

Dunque, a scanso equivoci, l’occupazione delle città con i così detti ‘campi pro-Morsi è stata una sorta di ‘marcia su Roma’.

Assembramenti pacifici, si è detto. Entro i quali sono avvenuti almeno un centinaio di stupri particolarmente violenti e non si sa quant’altro ancora, pur di estromettere le donne dalla vita politica. Accampamenti innocui, sembrava, ma la mappa pubblicata da al Jazeera è eloquente, con blocchi stradali e persino il Cairo and Nasr City Traffic Departement (nella ‘zona rossa’) è quasi irraggiungibile in automobile.

Nasr City Clashes Map by Al Jazeera

Nasr City Clashes Map by Al Jazeera

Lo sgombero brutale degli accampamenti pro-Morsi arriva ad oltre un mese di questa situazione ed i tentennamenti occidentali, oscillanti tra il sostegno ai militari che avevano destituito un golpista integralista e la tutela delle regole democratiche, che vedono un presidente regolarmente eletto ed una maggioranza parlamentare.

Uno sgombero che non sembra aver visto una partecipazione attiva dei militari – secondo le fonti ufficiali – ma che di sicuro vedeva un certo numero di civili ‘affiancare le forze di polizia’, come abbiamo visto tutti in mondovisione.

Nasr City - Civili armati

Nasr City – Civili armati

D’altra parte, non è che i manifestanti fossero così pacifici e ‘collaborativi’, come dimostrano le immagini eloquenti che stanno facendo il giro del mondo in queste ore.

Foto da La Repubblica

Intanto, si parla di centinaia se non migliaia di morti, un enorme numero di feriti, forse oltre diecimila, due cronisti morti, la reporter ventiseiennne del UAE weekly tabloid Xpress, Habiba Ahmed Abd Elaziz, e  il cameraman di Sky News, Mick Deane, ambedue uccisi da colpi di arma da fuoco. Almeno sei morti tra le forze di sicurezza (polizia) egiziane.

Arrivano anche notizie (con video e foto eloquenti) della rabbia integralista che si è sollevata nel paese e di chiese cristiane incendiate dai sostenitori di Muḥammad Morsī  in varie località del paese, a Fayoum, Susa, Menya e Dilg, e, addirittura, la cattedrale di San Giorgio a Sohag (video).

The Good Shepherd Church, Suze – fonte theorthodoxchurch.info

Sohag St. George Church – fonte theorthodoxchurch.info

St. Tadros church in Minia – fonte theorthodoxchurch.info

The Holy Bible Friends Society, Fayoum – fonte theorthodoxchurch.info

St. George Church, Sohag – fonte theorthodoxchurch.info

L’esercito egiziano ha annunciato il coprifuoco che entrerà dalle 18 di oggi e durerà fino alle 6 del mattino, in tutti i governatorati egiziani, compreso Il Cairo, Giza e Alessandria. E’ stato anche proclamato lo stato d’emergenza per un mese.

originale postato su demata

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