Bassa affluenza, governo a termine

10 Giu

Nell’intervista concessa ieri dal Presidente Giorgio Napolitano ad Eugenio Scalfari di La Repubblica emergono tutti i non sense dell’attuale situazione italiana e le cause profonde del crollo dei consensi e dell’afflusso alle urne.

Innanzitutto, l’ammissione che quello attuale è un governo di “sopravvivenza istituzionale” che è un po’ come dire che è rimasta solo la facciata, specialmente se è il Capo dello Stato a chiarirlo.
Un governo con le gomme bucate, se per Giorgio Napolitano bisogna farlo vivere “per un’esigenza minima di stabilità” e, poi, “ognuno riprenderà la sua strada”.
Eppure, fu proprio il Presidente della Repubblica a dare mandato a Gianni Letta di formare un governo di programma, che, per altro, è sostenuto da una maggioranza ampissima.

Inoltre, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ritiene che la priorità per il Paese è di “creare le condizioni, anche con una certa discrezione, per una intesa per una nuova legge elettorale, indipendentemente dai correttivi urgenti che possa suggerire la Corte costituzionale“, precisando di non essere “intenzionato a rivivere l’incubo di quei mesi durante i quali nella commissione Affari costituzionali del Senato si è pestata l’acqua nel mortaio e non si è stati capaci di partorire nessuna riforma elettorale avendo tutti i partiti giurato che bisognava farla”.

In parole povere, sembra una conferma ‘autorevole’ che il Parlamento, creato da un sistema elettorale incostituzionale, non sia del tutto legittimato e, conseguentemente, il governo.

Napolitano da ragione a Beppe Grillo?
Forse no, non nei modi di sicuro, ma il richiamo alle responsabilità epocali di tutte le compagini politiche è chiaro: le riforme per il Paese “devono essere nella maggior misura possibile concordate, fermo restando che poi un’alleanza politica è sempre un’alleanza a termine, in modo particolare quando è un’alleanza eccezionale come lo è quella attuale”.

fotomontaggio pubblicato dal blog di Beppe Grillo

Se, dunque, è falsa la notizia “di un termine posto dal Presidente della Repubblica alla durata dell’attuale governo“, Giorgio Napolitano ribadisce di nuovo, dopo l’intervista a Barbara Spinelli, tutto il proprio dissenso e la propria divergenza rispetto ad una situazione di stallo generale sempre più anomala.

”Mi si permetta di dire che a circa 40 giorni, vedo serpeggiare la preoccupazione che questa alleanza possa durare troppo, anzi, per l’eternità: francamente sono un po’ sbalordito”.

E, dopo lo scarso afflusso alle urne delle amministrative, come non prendere atto che tra post democristiani e post comunisti non si raccoglie, ormai, più del 30-40% dei consensi e che il resto degli italiani è in attesa di proposte politiche diverse? Qual’è il messaggio che arriva dai cittadini se Alemanno o Marino ‘fa lo stesso’ per oltre un milione di romani?
E, viste le liste del Porcellum e gli eletti al Parlamento, come non pensare che è un’anomalia dichiarata che nel PD un terzo dei deputati sia un ‘politico di professione’ e che un parlamentare su dieci arrivi dal settore sanitario, quello dei buchi neri delle Regioni e dei circa 90.000 casi annui di malasanità? Oppure che i parlamentari (ed i candidati) esperti nella governance – provenienti dalla pubblica amministrazione, dalla magistratura e dalla carriera militare – siano davvero pochissimi, a differenza delle altre democrazie?

E quale etica, quale New Deal, quale senso di appartenenza nazionale può esserci se – ancora oggi, dopo secoli di disastri – che il messaggio evangelico ‘ama il prossimo tuo come te stesso’ si traduca – nella gestione del consenso e nelle alleanze – in un ben più prosaico e discutibile ‘volemose bene’, mentre, oprmai, ‘non c’è più trippa per gatti’?

originale postato su demata

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