A Corigliano Calabro un ragazzo quasi maggiorenne, Davide M., prima tenta di obbligare una ragazza sedicenne ad atti sessuali, poi la sequestra, poi, ancora, l’accoltella 20 volte, va a prendere della benzina ed, infine, la uccide bruciandola viva, mentre lei tenta, esangue, di difendersi e lo prega di non farlo.
Per un fatto del genere, in altri paesi del mondo è prevista la pena di morte, da noi no: Davide M. sarà processato come minore, nonostante gli manchino solo pochi mesi per la maggiore età e nonostante l’organizzazione dimostrata nel crimine commesso, e potrebbe essere condannato ad un massimo di 10 anni, se verrà usato lo stesso metro applicato per Erika ed Omar, che uccisero la madre ed il fratellino di lei.
Troppo comodo uccidere in modo efferato a 17 anni ed essere liberi a 27, con un posto di lavoro che ti aspetta ed una laurea pagata dallo Stato, grazie ai servizi sociali.
C’è, dunque, da rimanere impressionati se La Repubblica – come altri quotidiani – riporti acriticamente che:
- la mamma di Fabiana ha detto che “anche lui è una povera vittima”, riferendosi all’assassino 17enne
- l’arcivescovo di Rossano-Cariati, monsignor Santo Marcianò ha parlato di un possibile recupero dell’omicida
- la madre di Davide M. “porta dentro di sè un grande dolore per la scomparsa di una ragazza che conosceva, un dolore che solo un genitore può capire”.
Ricordato che bisogna “dare a Cesare quel che è di Cesare”, qui si tratta, ancora una volta, di una violenza travestita da amore, un orrore. Nessuna violenza può essere debellata fino a quando il rapporto uomo-donna non si libererà di concetti come subalternità e possesso.”
E mentre l’Italia ribadisce giorno su giorno un primato in fatto di donne uccise e di perdono verso gli omicidi, è arrivata anche la ‘tirata d’orecchie’ di Laura Boldrini, presidente della Camera, dicendosi dispiaciuta “di vedere un’aula così vuota” durante la discussione sulla Convenzione di Istanbul.

Bisognerà attuare programmi e attività destinati ad aumentare il livello di autonomia e di emancipazione delle donne e ad includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati. Bel guaio per un sistema scolastico dove un’enorme quantità di ragazzi/e frequentano scuole confessionali …
originale postato su demata
Rispondi