Dopo la decapitazione, a Londra, di un soldato inglese , anche a Parigi è stato pugnalato alla gola un militare di pattuglia nella stazione della metropolitana a La Défense davanti al Virgin Store.
L’attentatore, descritto come un giovane nordafricano che indossava la jalabiya, la tipica tunica magrebina, è riuscito a darsi alla fuga.
L’attacco è stato condotto con un taglierino, cogliendo di sorpresa un militare della ‘Vigipirate’, la struttura di sicurezza nazionale francese, che classifica proprio i trasporti terrestri – le metropolitane, i treni e gli autobus – in allarme rosso fin dal lontano 2004.
Un attacco annunciato, un’aggressione che sarebbe passata inosservata, se non fosse che arriva a poche ore dalla morte del Lee Rigby, tamburino del secondo battaglione del Royal Regiment of fusiliers, e dall’annuncio del ‘macellaio di Londra’, Michael Adebolajo: «voi non sarete mai al sicuro».
Un livello di tensione, in Francia, che la stessa Vigipirate, classificava un anno fa come “a rischio di major attacks, anche simultanei, con uso di armi non convenzionali e gravi devastazioni”.
Infatti, nel marzo 2012, si verificarono a Tolosa e Montauban (Francia) una serie di attentati che portarono alla morte di 7 persone e una ventina di feriti di cui alcuni gravi, da parte di un attentatore ‘solitario’. Uno degli attacchi fu messo in atto davanti una scuola ebraica, con la morte di tre bambini e il ferimento di molti altri, dove l’attentatore aveva «sparato contro tutto quello che aveva di fronte» e anche «inseguito alcuni bambini all’interno della scuola».
L’autore – poi morto per evitare la cattura, dopo 30 ore di assedio da parte dei corpi speciali francese – era un giovane musulmano di nazionalità francese, il ventitreenne Mohammed Merah, che aveva legami con l’organizzazione “Jund al-Khilafah” (i soldati del Califfato, ndr), operativa in Afghanistan e Kazakistan.
Anche a Londra Michael Adebowale e Michael Adebolajo erano vicini ad un gruppo integralista islamico, al-Muhajiroun, e almeno uno dei due aveva tentato di andare in Somalia per addestrarsi o combattere con gli integralisti somali di Al Shabaab, legati ad al Qaeda. Anche a Tolosa, gli obiettivi primari erano stati alcuni militari di reparti operativi.
Non erano militari, invece, le vittime dei fratelli Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev, gli attentatori di Boston che avevano ucciso con due pentole-bomba artigianali tre persone, ferendone almeno altre 178, rifugiandosi, poi, nel campus del Massachussets Institute od Technology, dove uccidono un vigilante, Sean Collier.
Non erano militari, ma solo comuni cittadini, Ermanno Masini, Alessandro Carolè e Daniele Carella, uccisi da Mada Kabobo, il folle picconatore di Niguarda a Milano, che in qualche modo potrebbe aver fornito ispirazione ‘tattica’ agli attentatori londinesi e parigini. Come va preso atto che, poche settimane prima del’attacco di Michael Adebolajo a Londra, Luigi Preiti, a Roma, aveva dimostrato con quale facilità fosse possibile condurre ‘major attacks’, dopo aver ferito gravemente due carabinieri, Giuseppe Giangrande e Francesco Negri, dinanzi a Palazzo Chigi, dove ha sede il Governo italiano.
Mada Kabobo e Luigi Preiti sono dei folli o delle persone molto esasperate, dirà qualcuno, mentre Tamerlan e Dzhokhar Tsarnaev, Michael Adebowale e Michael Adebolajo come Mohammed Merah sono degli integralisti islamici. Sfumature che, ormai, non attecchiscono più a Washington, dove il terrorismo lo misurano in base alle tattiche od agli effetti e non in base al movente.
Troppi elementi ormai comuni in troppi scenari per non farci caso.
Ad esempio, i bersagli: sempre più spesso si tratta di ufficiali di polizia o militari. A Londra, come a Tolosa, Parigi o Roma e come in Val di Susa o davanti a tanti nostri stadi. Lo scopo? Aumentare l’insicurezza, ampliare i territori ‘non legali’.
Oppure l’arma utilizzata: un comune coltello da cucina, un taglierino affilato, un piccone o un’accetta. Normali utensili facilmente occultabili, come quelli usati nelle razzie di negozi che sempre più prendono piede.
O la tattica, quella più facile ed imprevedibile: nessun piano, nessun sostegno logistico, nessun comunicato, tanto ci penseranno i social network a diffondere ‘la diretta’.
Aggiungiamo che – a conseguenza di un retaggio coloniale con cui tutti i paesi europei ancora convivono – in ognuno dei nostri stati esistono persone che non provano sentimenti di particolare appartenenza o cittadinanza, bensì ritengono di appartenere ad una ‘propria’ nazione ed hanno una – più o meno manifesta – diffidenza verso il capitalismo finanziario, l’ultraliberismo, il consumismo, la ‘così detta modernità’, il cosmopolitismo, eccetera.
Basti vedere le difficoltà italiane ad introdurre il diritto di cittadinanza per ‘jus soli’, per nascita, o le offese e minacce che arrivano a Kashetu Kyenge, cittadina italiana di origine congolese e ministro dell’integrazione. Per non parlare delle vergogne dei nostri stadi o cosa tocchi a chiunque, in Italia, si trovi in primo piano, ma con il passaporto od il luogo di nascita sbagliato.
Come è costantemente in crescita la spinta autonomistica di tutti i territori europei inglobati nella nascita degli Stati Moderni, come le Due Sicilie e il Lombardo Veneto, come le Fiandre ed il mosaico belga, come la Catalogna od il Tirolo. Per non parlare di questioni ‘antiche’, come Alsazia, Galles, Scozia e Normandia oppure dell’Irlanda e dei Paesi Baschi.
Un modello, quello dell’Unione Europea, che doveva portare a soluzione e non incacrenire certi statalismi, come quelli così cari a francesi, italiani e spagnoli. Un modello che ha deluso, che depaupera o soffoca interi territori, che non riesce ad ‘includere’ nessuno, persino nella ‘democratica’ Francia, dove i ‘mulatti’ sono ‘cittadini’ per diritto napoleonico, od in Italia, dove gli immigrati erano e – spesso, ancora oggi – sono anche loro italiani.
Allo stesso modo, la ‘vita che valga la pena di essere vissuta’, un concetto prettamente indoeuropeo, non è esattamente una cosa possibile, se il mondo diventa uno ‘stile di vita’ e di consumi e se l’iperconnessione trasforma la vita privata in un reality show.
Concetti molto cari a quell’anarchismo di destra e di sinistra, come ad un certo socialismo ed al pensiero liberale delle origini, che l’Europa sta cercando di dimenticare per sempre, come se non si trattasse della propria anima profonda: quella del cerchio e dell’assemblea degli uomini liberi.
Non è irrilevante che Michael Adebolajo, cittadino britannico di origine ghanese e ‘macellaio di Woolwich’, seppur rifacendosi alla propria fede islamica, abbia testualmente detto: «Non smetteremo mai di combattervi finché non ci lascerete soli. Dobbiamo batterci contro di loro come loro combattono noi. … Voi gente non sarete mai al sicuro. Cacciate il vostro governo, loro non si occupano di voi.
Credete che David Cameron si farà trovare per strada quando noi tireremo fuori le nostre pistole? Pensate che i politici moriranno? No, toccherà alle persone comuni, come voi e i vostri bambini. Quindi sbarazzatevi di loro».

Due facce, una medaglia.
Ad esempio, il diritto ad essere ‘lasciati soli’, senza un sistema di regole ossessivo e di controlli fiscali esasperati, come ad esempio accade dalle parti di Denver, dove tutti temevano il terrorismo ‘fai da te’ da almeno dieci anni e dove praticamente non è accaduto un bel nulla, dopo l’attentato di Oklahoma City (19 aprile 1995), ad opera di Timothy McVeigh, veterano della guerra del Golfo, che distrusse con un ordigno ‘fatto in casa’ l’edificio federale Alfred P. Murrah, in cui morirono 168 persone e rimasero ferite oltre 800.

La Germania sopravvive alla Crisi mondiale senza gravi contraccolpi, per ora, grazie al sistema di Lander ed alle diversità locali nella previdenza come nei contratti di lavoro, ma anche grazie all’enorme numero di tedeschi con un genitore straniero che ormai vive in Germania, ad un sistema fiscale che mantiene bassi i costi al consumo dei beni di prima necessità ed all’idea di ‘capitalismo sociale’ che attecchì nel ‘partito popolare’ (CDU+CSU) di Adenauer e di Strauss.
Cosa ben diversa dal Fiscal Compact sovranazionale e dalle risorse essenziali (acqua e fuoco) sempre più nelle mani di piccoli imperatori multinazionali.

Speriamo che almeno il rischio del terrorismo ‘fai da te’ resti tale e che l’Europa delle banche e della fiscalità metta in atto qualcosa di diverso da quanto visto negli ultimi 20 anni, con l’unione monetaria.
Non a caso Winston Churchill promise ‘lacrime e sangue’, tutti lo seguirono e la Gran Bretagna vinse una guerra già perduta.
originale postato su demata
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