Monti va dal lato sbagliato?

23 Gen

Nel momento in cui Berlusconi annunciava ”resto in campo, ma non mi candido a premier” – era il 28 ottobre scorso – qualunque analista politico avrebbe preso atto del via libera ad un Mario Monti candidato del Centrodestra o del Centro e della Destra. Un’attesa che veniva ribadita il 14 dicembre, sempre da Silvio Berlusconi, quando sperava «che Monti possa sciogliere la riserva e accettare l’offerta, con lui potremmo vincere le elezioni».

Come sappiamo, Mario Monti scelse di correre con l’UDC, Montezemolo (n.d.r. Chi l’ha visto?) e l’anima ‘modernista’ di Alleanza Nazionale, ovvero Fini, Della Vedova e Baldassarri.

Va da se che il tentativo era (ed è ancora) quello di collocarsi come ‘ago della bilancia’ tra i due partiti maggiori e dar luogo ad una di quelle ‘ammucchiate’ che caratterizzarono la fine della Prima Repubblica, mentre la corruzione dilagava e di riforme neanche a parlarne.

Purtroppo, Supermario non è un deus della comunicazione pubblica e neanche della politica, ha anche i suoi oltre-settantanni, tende da sempre ad affidarsi a strade note piuttosto che ignote e così accade che, mentre da noi italioti si vagheggia il passato in nome della ‘così in voga’ Grosse Ammucchiata teutonica, la Merkel incassa una dura batosta nel NiederSachsen e nel giro di un paio di anni si vedrà l’effetto sulle amministrazioni locali del mezzo milione di giovani europei immigrati in Germania durante questo scorcio di crisia’
Eh già, perchè Grosse Koalition si traduce letteralmente “ammucchiata” e perchè, quando il socialista Schoereder, vincitore delle elezioni, cedette il podio ad Angela Merkel per guidare una coalizione di centrosinistra e centrodestra assieme, in Germania e non solo molti storsero il naso, parlando di ‘soluzione all’italiana’.

Ritornando al nostro sciagurato paese, resta il dato che l’alleanza Monti-Fini-Baldassarri-Casini è diametralmente opposta a Bersani-D’Alema-Fassina-Vendola: lo è sempre stata.
Un po’ come mettere zebre e somari nello stesso recinto, illudendosi che abbiano qualcosa in comune.

Sbaglia, dunque, Mario Monti nel suo tentativo di aggirare il ‘suggerimento’ che arriva da tutti i contesti internazionali, ovvero quello di candidarsi con il suo alleato naturale – il centrodestra – e dar battaglia a Berlusconi ‘dall’interno’ con i poteri di un premier e di una salda maggioranza.
In due parole, dimostrarsi all’altezza del ruolo politico cui è stato chiamato e cui si candida.

Invece accade che, dopo il mal riuscito tentativo di sdoganamento internazionale degli (ex)comunisti italiani sulle pagine del Washington Post, un Supermario in affanno insista col ricordarci che «il Pd ha una storia gloriosa, dalla quale si è andato gradualmente affrancando, all’inizio ad esempio non ha appoggiato la costruzione europea».

Una ‘storia gloriosa’ che conosciamo tutti, come l’appoggio ai carri armati sovietici in Ungheria come altrove, il finanziamento occulto del Partito Comunista ad opera di uno stato straniero o le ‘presunte trattative con la Mafia’, che rimbalzano sui media da 30 anni circa. Ed anche – come sa chi ricorda i ‘gloriosi’ Anni 60-70 – la lottizzazione della RAI e la politicizzazione della Magistratura, delle Università e delle scuole, l’egemonia agroalimentare e distributiva delle Coop, i rapporti con la Confederazione Generale dei Lavoratori (CGIL), il partito-istituzione con decine di migliaia di lavoratori, quasi fosse un’azienda od una struttura parallela.
Quanto alla democrazia interna, il PCI-PD resta sempre un partito dalla cui segreteria escono dei nomi da votare ed è già ben visibile chi sarà il candidato ‘official’. Primarie o Comitato centrale, passando per il Centralismo democratico, è sempre stato così: raro vedere candidati che non siano ben radicati nell’entourage di partito, ancor più raro vederli emergere e raccogliere consenso.

E’ questo che Silvio Berlusconi intende ricordare agli italiani e sottolineare all’estero, quando usa l’appellativo ‘comunisti’. Non è un caso che Renzi o Tabacci non siano mai stati iscritti al PCI o ad uno dei suoi ‘partner storici’: l’impostazione liberal-democratica si vede.

Come andrà a finire? Che Bersani avrà la Camera e Berlusconi il Senato, con Monti che potrebbe ritrovarsi ‘incastrato’ nella premiership ed in balia dei due fronti opposti.

Salvo che Monti non decida di prendere atto di che razza di pasticcio va a creare sia decidendo che i Popolari italiani vadano alle elezioni non solo divisi, ma addirittura contrapposti, sia dimenticando il livello di tensione creatosi a Roma e nelle grandi città, due mesi fa, al sol tentativo di chiedere qualche sacrificio ai professori, mentre l’Italia era (ed è) in miseria.

originale postato su demata

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