Il confronto tra Silvio Berlusconi e Michele Santoro, su Servizio Pubblico giorni fa, verrà forse descritto, dagli storici dei media, come il canto del cigno di un certo modo di fare televisione, che – prima sulla RAI e poi su alcune reti private – ha preso piede in Italia da oltre un decennio.
Parliamo delle trasmissioni politiche dove è sempre necessario confortarsi con i lazzi di qualche comico (anche un vignettista va bene), dove vengono sciorinate accuse madornali senza un accettabile diritto di replica, dove il conduttore assurge a catalizzatore del basso ventre popolare.
Non è un caso che gran parte dei critici ed analisti mediatici, che si sono espressi in questi giorni, hanno puntato il dito sull’acrimonia di Santoro verso Berlusconi, sulla scaletta rigida del programma che ha permesso a Berlusconi di vincere praticamente tutti i round, sul giustizialismo ‘facile’ che si è ritorto contro, sul sarcasmo truculento che ha trovato ‘pan per i propri denti’ nell’umorismo dell’ospite/accusato.
Il tutto con uno share abissale, ovvero sotto il naso degli italiani, che hanno toccato con mano come andrebbero certe ‘trasmissioni di informazione’, se il diretto interessato può giocare ad armi pari, come ha potuto pretendere Silvio Berlusconi.
Eppure, Santoro – come tanti altri – avrebbe potuto evitare la solita saga dei processi, delle frequentazioni e delle escort, che toccano diffusamente il mondo della politica e della finanza, come raccontano le vicende dell’ex-cancelliere socialista tedesco Gerhard Schröder, nel consorzio Nord Stream AG della Gazprom russa, o quelle di Dominique Gaston André Strauss-Kahn, ex ministro socialista francese, con non poche donne a New York come altrove, per non parlare dei sospetti di rapporti tra mafia e politica addirittura nell’assassino del presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy. Una realtà alla quale le popolazioni dei paesi democratici sembrano essersi rassegnate, visti i livelli di astensionismo.
dati della London School of Economics and Political Science
Ben altro avrebbe interessato i cittadini telespettatori e consumatori dal confronto Santoro-Berlusconi.
Ad esempio, le critiche a Mario Monti che ambedue hanno palesato nel corso di questi 12 mesi. Meglio ancora che l’ex premier esponesse la sua versione di come l’Italia sia finita in una tale congiuntura, prima che ‘eventuali cospirazioni’ determinassero la sua caduta/defenestrazione.
Contraddittori che avrebbero potuto toccare le cause della diffusa e costosissima malpractice che vessa Sanità e Welfare, ormai in balia di una sottocasta politica e professionale, sgradita per motivi diversi ad ambedue.
Ancora, avremmo potuto apprendere, stante il populismo di ambedue i protagonisti, se e come potrà essere raddrizzata la sbilenca barca della produttività e del lavoro italiani, su cui tutte le parti politiche non sembrano andare oltre le manifestazioni di intento nelle loro promesse.
Addirittura, si sarebbe potuto parlare di sistema televisivo e pubblicitario, che ha un bel costo anche lui e che, da come stiamo messi, ci spinge verso consumi e stili di vita che forse non possiamo permetterci.
Argomenti che avrebbero permesso di capire, a tutti noi, cosa ci aspetta dietro l’angolo delle prossime elezioni.
Dunque, quello di cui ha preso atto il pubblico dei telespettatori, futuri elettori, è che di tutto questo non se ne è parlato e che è stata di Michele Santoro la decisione di non farlo, nell’evidente tentativo di gestire una trasmissione-processo, mentre a noi tutti, inclusi gli antiberlusconiani duri e puri, interessava l’informazione-dibattito. Un discorso che vale anche per la RAI, dove andrebbe considerato il dato che una somma di fazioni non fa di certo nè libertà d’informazione nè servizio pubblico.
Preso atto che abbiamo assistito ad un programma talmente a senso unico che è stato un gioco da ragazzi ribaltare il tavolo e prevalere mediaticamente, resta solo da rimpiangere le Tribune Elettorali di Zatterin e Iacobelli e chiedersi se Santoro abbia, involontariamente, ‘prodotto consenso’ per Silvio Berlusconi ed il PdL con meno del 5% o anche di più.
N.B. La vignetta non era dedicata dall’autore al contesto italiano, bensì alla malasanità statunitense, e ne sono state cancellate le scritte.
originale postato su demata
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