A Piacenza, dopo le proteste dei facchini dei giorni scorsi, la direzione di Ikea ha deciso il “riposizionamento dei volumi” nello stabilimento, con la perdita di 107 posti di lavoro. Da domani, una parte della merce da confezionare e spedire ai punti vendita della multinazionale svedese passerà da altri punti di smistamento. Lo ha comunicato il .
Secondo Francesco Milza, consorzio Cgs, fornitore di servizi a cui fanno capo le cooperative Cristall, Euroservizi e San Martino, questa “è una comunicazione che noi e tutte le persone responsabili temevamo e che inevitabilmente si è concretizzata. Ikea, come si sarebbe comportata qualunque altra azienda in queste condizioni, ha preso atto di una situazione che evidentemente non è più nè sopportabile nè accettabile”.
Da una parte i facchini che lamentavano redditi troppo bassi a causa dei minori volumi di traffico merci causati dalla crisi, dall’altra una multinazionale che attribuita una fornitura ad una società cooperativa, non ci sta, visto che i facchini sono soci e non dipendenti delle e tre coop.
Dopo Marchionne che non accetta di incrementare il personale FIAT di tot unità a causa dei reintegri e che mette in mobilità 17 dipendenti per ‘compensazione’, arriva IKEA a spiegarci che fuori dai nostri confini il mondo funziona – ormai da tempo – in un modo molto diverso da come ci raccontano politici, media e sindacalisti.
Le plusvalenze per unità prodotta sono basse, specie se in un paese dove i servizi sono pessimi e la corruzione dilaga, e tutto è giocato sulla logistica e l’ottimizzazione. Incrementare del 2% le spese di personale a Pomligliano d’arco è difficile, raddopppiare i costi di personale per le spedizioni è impossibile.
originale postato su demata
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