Un altro soldato italiano, Tiziano Chierotti, è morto in Afganistan, altri 3 sono feriti. Un pattugliamento a soli 20 km dalla base Lavaredo, nell’abitato del villaggio di Siav, dove li attendeva un’imboscata.
E non resta che chiedersi perchè l’abbiamo mandato lì.
Forse, perchè siamo stanchi di vedere l’eroina tra i nostri giovani, visto che, nel 2011, ‘le Nazioni Unite affermarono che la porzione di territorio afgano destinato alla coltivazione dell’oppio era incrementato del 7%, arrivando ad un’estensione complessiva di 1,310 chilometri quadrati, di cui la maggior parte nelle ‘meno sicure’ aree del sud e dell’est dell’Afganistan’. (fonte Reuters)
Secondo il Servizio Federale per il Controllo dei Narcotici russo, solo i talebani ricaverebbero 150 milioni di dollari l’anno dal traffico di droga. ‘Un’enorme massa di eroina prodotta in un territorio piccolo quanto New York City’, ha dichiarato Ivanov, lo ‘zar dell’antidroga’, mentre Barack Obama ha promesso – con troppa faciloneria – di lasciare agli afgani il controllo del paese entro la fine del 2014, mentre è ormai certo che una buona parte dei traffici avvengono sotto la copertura di militari del posto.
Dicevamo di Tiziano, caporal Chierotti, alpino di Arma di Taggia, in provincia di Imperia, morto per le viuzze di Siav, provincia di Farah, in Afganistan, in nome di una guerra che i talebani hanno dichiarato al mondo 30 e passa anni fa, prima migrando in Afganistan al seguito degli integralisti che Cina Popolare e Stati Uniti appoggiarono e poi occupandola definitivamente, dopo aver raso al suolo la capitale Kabul, nonostante si fosse arresa, al solo scopo di disarticolare l’organizzazione statale.
Una banda di milioni di razziatori tribali pachistani che da due generzioni ha messo gli occhi sul redditizio traffico di armi e oppio su cui si regge l’economia afgana.
Diversi anni fa, scrivevo controcorrente come fosse corretto denominare il ‘nemico’ come insorgenti o insorti, visto che le Nazioni Unite così li chiamava, limitando questa definizione al Wiziristan, dove vivono gruppi tribali non ostili, originariamente, alle ‘forze di pace’.
Oggi, credo che sia importante iniziare a chiarire chi siano gli insorgenti, ovvero le tribù che non si riconoscono col governo di Kabul, chi i talebani ‘fuori zona’ come a Siav, che è al di fuori della zona di infiltrazione storica dal Pakistan dei pastun/ talebani e chi i ‘narcos’ che stanno di casa a Siav, che come tante altre località di quella provincia è tra le tappe dei corrieri che dalle province confinati con l’Iran vanno e vengono con il Pakistan.
Ragioni troppo astratte per accettare la morte di uno dei nostri ragazzi, mentre troppi altri, a casa nostra, soccombono all’eroina?
originale postato su demata
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