Nel 2009, la Commissione Parlamentare sui casi di malasanità, esaminò 329 casi in cui si era registrata la morte del paziente, di cui 223 legati a presunti errori medici e 106 a inefficienze di vario tipo. Nel 2004, secondo i dati Ania, l’associazione che rappresenta le imprese assicuratrici, le cause pendenti nei confronti dei medici per presunti errori erano fra le 15 mila e le 12 mila l’anno – con una richiesta di risarcimento danni annua media di 2,4 miliardi di euro – e si stima che circa 4.000 sanitari vengano alla fine condannati.
E’, però, davvero inquietante il quadro del reparto di Neonatologia del San Giovanni Addolorata di Roma che emerge dalla relazione degli ispettori del ministero della Salute, inviati lunedì 23 dal ministro Renato Balduzzi, in relazione alla morte del neonato Marcus De Vega.
La causa mortis potrebbe essere stata quella di «uno scambio tra il catetere enterale e quello parenterale», dato che quando il neonato viene pesato bisogna staccare e riattaccare dal suo addome due tubicini a causa delle incubatrici che sono di vecchia concezione.
Un reparto di neonatologia con incubatrici obsolete e che non avrebbe dovuto esistere? Forse …
Peggio è che nella relazione si conclama:
- la «inadeguata organizzazione e gestione»;
- «il numero limitato del personale»,
- «l’assenza di procedure e protocolli diagnostico-terapeutici»,
- la «inadeguatezza della redazione del diario clinico e conseguente difficoltà a chiarire i processi decisionali».
Se le incubatrici ‘obsolete’ ed il limitato numero di personale sono delle responsailità aziendali ed esclusivamente aziendali, ciò non vale per il resto.
Organizzazione, gestione, procedure, protocolli, diari clinici sono di competenza dei medici ed il fatto che fossero inadeguati od assenti equivale a dire che non esiste nè regola nè trasparenza, figuriamoci il rapporto terapuetico da condividere con il paziente. E se questo accade in neonatologia, che è un reparto ‘delicato’, possiamo solo dubitare di cosa ne sia di regole, procedure e trasparenza negli altri reparti.
Alcune considerazioni.
Questo è l’approdo a cui la Polverini ed i poteri forti romani ci hanno portati, con l’ossessivo mantenimento dello status quo e di un sistema clientelare di gestione dei pazienti. L’evidenza dei fatti? Mentre tutto ‘crolla’, il Policlinico Universitario di Tor Vergata è un campus d’eccellenza, come anche i servizi lì offerti.
Questo è lo stato della Sanità romana, dopo la legionella al Policlinico Umberto I, la tubercolosi al Gemelli ed i crac finanziari degli ospedali cattolici. Tanti individualismi – a volte pletorici spesso velleitari – ed addio organizzazione, gestione, procedure, protocolli, diari clinici.
Visto che hanno ampiamente raggiunto l’azienità contributiva, non esiste altra via di risanamento che pensionare la generazione di medici che ha creato questo orrrore. Allo stesso modo, considerato che i casi di malasanità erano 30.000 nel 2010 e che oltre 300.000 malati cronici rinunciano alle cure a causa del ‘sistema’, dovremmo iniziare a diffidare delle tante associazioni ‘dei malati’, almeno di quelle che, con una cancrena del genere, di denunce non ne fanno.
Last but not least, cosa aspetta l’Ordine dei Medici a sospendere gli indagati, in attesa che la loro posizione venga chiarita? In medicina prima del presupposto di innocenza viene il ‘non ledere’ …
originale postato su demata
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