Napoli, il sarto di Gomorra incontra Tarkovskij

13 Mag

Ricordate il “sarto” di Gomorra, quell’interpretazione magistrale che aveva tessuto la trama cinematografica del film, legando insieme la violenza, la miseria e le speranze dell’agro campano narrato da Roberto Saviano?

Salvatore Cantalupo, di professione attore e “sarto” per necessità scenica, ha presentato, in questi giorni, l’installazione teatrale “Omaggio ai Monumenti al Rione Sanità”, prodotta da Officinae Efesti. La performance, ambientata nel Cimitero Monumentale delel Fontanelle a Napoli, è un libero adattamento dei diari del grande regista russo Andrej Arsenevič Tarkovskij, un percorso di introspezione interiore sulla libertà, la bellezza, il trascendentale, che Salvatore Cantalupo rende “dimensione scenica” e “rito”.

Un “luogo della memoria collettiva”, una “scena” sotterranea nel cuore del Rione Sanità, dove sono ammassate, ben impilate, decine di migliaia  di teschi allineati e impilati, deposti in quelle cave durante la peste del 1656 ed il colera del 1865.

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L’ingresso della cava cimiteriale (visitabile) è attraverso la Chiesa di Maria SS. del Carmine, da cui si accede alla necropoli nella quale fino al 1969 si svolgevano riti (cattolici) di devozione alle Anime pezzentelle.

Rito e teatralità è ancor vivi a Napoli e tra i napoletani, specie quest’ultimo, dopo i “fasti” del grande innovatore – attore, autore e regista – Antonio Neiwiller (1948 – 1993),  di cui Salvatore Cantalupo fu allievo, attore ed amico.
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Una ricerca teatrale, quella partenopea, forse ultima al mondo, che non si accontenta si ripiegare su schemi shakespeariani o goldoniani e che continua a cercare in quella “zona grigia” che prima di Cantalupo o Neiwiller, furono Eugene Ionesco ed Antonin Artaud, come Eschilo e Sofocle, ad esplorare.

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Un “luogo” dove la condivisione – equanime ed egualitaria – della condizione umana – quella dello spettatore e quella dell’attore – abbatte la “quarta parete” e si è tutti nella “stanza”, intorno a quella “magia del rito” che ogni uomo compie quotidianamente, alla ricerca di se stesso, e di cui Salvatore Cantalupo è “solo” l’accurato e geniale sacerdote.

originale postato su demata

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