Così Anna Maria Cancellieri, ministro dell’Interno, rispondendo a una domanda sull’esito del voto delle amministrative che sembra penalizzare i partiti che sostengono il governo, ha dichiarato che: “Questo credo che vada chiesto ai partiti, quando si parla di amministrative il tema credo vada approfondito molto. Non mi avventuro in questa analisi”.
Il ministro aveva ammesso, rispondendo ad una precedente domanda, che “”servirebbe un’analisi complessa sul voto, ma certo era nell’aria che ci sarebbe stata una disaffezione; questo è importante considerarlo” e che “l’exploit delle liste dei cosiddetti grillini “era nell’aria: sono fenomeni che accadono in momenti di disorientamento come questo, in cui si cerca un punto di riferimento che non è istituzionale”.
Dunque, dopo mesi che “andiamo alla grande”, anche il “core” del Governo Monti ammette che c’è disorientamento e c’è disaffezione. Era ora.
Quanto all’analisi del voto, essendo una questione tecnica e non politica, sarebbe stato il caso di non usare il verbo “avventurarsi”, come fosse guardare nella sfera di cristallo. E dire che sono professori …
Eppure, le ripercussioni del voto non sono così difficili a ‘leggersi’, già adesso che le urne non sono ancora scrutinate.
Innanzitutto, le vittorie di Doria (SEL), Tosi (Lega) e, al ballottaggio, Orlando (IdV) erano scontate e non fanno clamore.
A Parma non vince di certo il Partito Democratico se Bernazzoli, il suo candidato, è un sindacalista “storico” della CGIL Federbraccianti ed a maggior ragione se sarà il Candidato delle Cinque Stelle (oltre il 15%) ad andare al ballottaggio.
La Lega di Maroni tiene, il PdL affonda, Cinque Stelle è una realtà, la Sicilia non vota, SEL e la CGIL sono egemoni sul Partito Democratico, l’Italia dei Valori ha un buon radicamento al Sud, l’UDC non svolgerà la sperata funzione di “jolly” nelle giunte locali che contano.
Vincono i candidati che sono stati critici od oppositivi a questo governo e questa maggioranza; perdono quelli che si erano affidati ad equilibrismi e tatticismi.
Il fatto che i principali comuni coinvolti si riferiscano proprio ai territori dove la “querelle Provincie” è maggiore e che avanzino solo i partiti “anticasta” non lascia dubbi su cosa debba fare Mario Monti con l’accorpamento dei Comuni minori e la cancellazione degli apparati politici provinciali.
Allo stesso modo, i sindaci e le Regioni dovranno andare molto cauti nell’appioppare l’IMU o nello (s)vendere ex-municipalizzate o, ancora, nel continuare a trattenere fondi destinati a diritti costituzionalmente garantiti a causa del Patto di stabilità. Il Sud inizia ad esprimere una autonoma identità politica con il Partito del Sud presente nelle guinte comunali.
Deduzioni “avventurose” per il nostro ministro dell’Interno … e non solo per lei.
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