Recessione più inflazione, a causa delle riforme di Mario Monti “deformate” dai conflitti di interessi interni al suo governo?

20 Apr

A fine giugno, i report che fotograno la situazione italiana del mese in corso e del prossimo potrebbero segnalare delle nuove tendenze, ancora più pericolose per il futuro del Paese.

Andando per negozietti e artigiani nella Capitale, in questi giorni successivi alla Pasqua, ho potuto notare come i prezzi di oggetti molto comuni siano lievitati e di non poco. L’accendino che costava 1,50 Euro adesso è a 1,60, la pizzetta ben farcita da 3,40 è passata a 4 Euro, il prosciutto crudo non si trova a meno di 3 Euro eccetera eccetera.

Inflazione, con rialzi tra il 7 ed il 20 per cento. Un qualcosa di prevedibile se i commercianti non vendono (stagnazione) e le tasse aumentano vertiginosamente. L’alternativa sarebbe quella di vedere serrande callate e avvisi di fallimento.

Ricordiamo che inflazione e recessione non vanno molto d’accordo, anzi, non sono affatto sostenibili da un sistema produttivo-finanziario. Qualunque professore di economia o sostenitore di un “ordine mondiale” sa che la congiuntura va evitata a tutti i costi.

Mario Monti no. Tra l’altro, proprio ieri ha proposto un ambizioso, voluminoso e teorico piano di rilancio … presentandosi con la scarsella vuota e senza considerare il Parlamento che abbiamo.

Un situazione che si sta accompagnando, ma saranno i dati di fine anno a confermarlo, all’inabissamento dell’evasione e della corruttela secondo un meccanismo abbastanza prevedibile.

Infatti, il monitoraggio ossessivo dei conti bancari di chiunque sta creando (ed era prevedibilissimo) un circuito parallelo di attività saldate per contanti e, ovviamente, non fatture o sotto-fatturate.

Un meccanismo semplice, che vede chi ha possibilità (e dovere) di fatturare che deve “smaltire”  qualche migliaio di euro contanti mensili di “nero” e che paga forniture ed servizi parzialmente “in nero”, che a loro volta proseguiranno con lo stesso sistema fino all’anello finale e fisiologico della catena, ovvero il lavoratore immigrato “a nero” e le commesse che invia a casa.

In un paese di padroncini, con 3 milioni di disoccupati – “che non cercano lavoro” e non hanno sussidi e conseguenti doveri – e 3-4 milioni di migranti regolari allo stremo e pesantemente sottopagati,  c’era da aspettarselo.

Questo è quello che provoca un Welfare iniquo ed una fiscalità esosa e sprecona. I libri di storia coloniale e del Terzo Mondo grondano di esempi simili.

Ma Elsa Fornero e Renato Passera non lo sanno e non riescono a comprendere che sarebbero bastati una patrimoniale sui redditi, lo spacchettamento di Finmeccanica e l’abbandono di Unicredit agli squali tedeschi suoi partner per evitare la mattanza sociale, lo stallo economico del Paese, l’interessata inerzia tedesca.

O, forse, il conflitto “interiore” e di interessi è che avrebbero pagato di tasca propria ingenti somme, visti i redditi che denunciano, le entità finanziarie da cui provengono (e di cui fanno parte) sarebbero state scontente se non travolte da crolli finanziari, il “loro” Piemonte avrebbe perso definitivamente quell’industrialesimo che proprio la Compagnia di Sanpaolo aveva alimentato con le risorse – umane, materiali e conoscitive – strappate a viva forza al Sud.

Tra l’altro, fin dal 1996, autorevoli studi internazionali dimostrano il nesso tra riciclaggio narcomafioso, evasione fiscale e capital gain bancario. Non si comprende perchè la lotta all’evasione per i nostri “professori” significhi pressione fiscale alle stelle, controlli ossessivi, talvolta discutibili, ed assenza di ammortizzatori sociali.

Sarebbe davvero ora che il Presidente Napolitano e le supreme Corti ne prendessero atto della possibilità che le riforme di Mario Monti siano “deformate” dai conflitti di interessi interni al suo governo ed alla “sua” maggioranza e che questa contingenza indirizza il Paese verso un pericoloso crinale di degenerazione democratica ed istituzionale, oltre che economica e sociale.

originale postato su demata

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