Questa settimana politica si apre con un’intervista di Walter Veltroni per Repubblica, mentre un partito democratico attonito vede sfilar via le Primarie in favore di componenti minoritarie del partito o, più diffusamente, a vantaggio di Sinistra, Ecologia e Libertà.
Una serie di dichiarazioni, quelle veltroniane, che denotano lunga e profonda abitudine alla politica, sia per i “tasti dolenti” toccati sia per il “salviamo il salvabile” che traspare.
Questo, nella sostanza il Veltroni-pensiero:
“La fine del Berlusconismo libera energie e apre spazi immensi. Il profilo di un partito riformista, innovatore, aperto, unito può raccogliere il lavoro di questi mesi e presentarsi come il soggetto di un tempo nuovo”.
“Circola nel Pd l’idea che questo sia solo un governo d’emergenza, una parentesi dopo la quale si tornerà ai riti e ai giochi della Seconda Repubblica o peggio della prima.”
“Sento dire che, dopo Monti, si potrà tornare finalmente al tempo dei partiti. Ma quel tempo gli italiani l’hanno conosciuto già. O la politica riforma se stessa e ritrova le sue grandi missioni e il respiro dei “pensieri lunghi” e la coscienza dei limiti ai quali si deve arrestare o prevarranno populismo e tecnocrazia.”
“Il Pd dovrebbe … dire agli italiani che non torna nulla del passato, compresi i governi rissosi dell’Unione. Ma il riformismo radicale, la modernità equa che devono affrontare una recessione pericolosa dal punto di vista sociale e democratico”.
Ed, invece, “si discute di liberismo e di ritorno al socialismo. E tornano vecchie ricette e coperte apparentemente rassicuranti. Si parla poco della disperazione sociale e troppo delle alleanze future.
In due parole: compagni con Vendola non andiamo da nessuna parte, superare il Patto di Vasto nell’interesse del partito, superare le correnti per liberare il PD dai “battitori liberi” e dai “capobastone”.
Ma non solo. Sarà per lungimiranza politica, sarà perchè il partito i problemi più grossi li ha al Sud, ma Walter Veltroni “bacchetta” Monti sulla questione “mafia” e sugli Enti Pubblici, che, poi, sono il vero nodo dell’evasione, della corruzione e degli sprechi.
Monti “consideri priorità la lotta alla mafia, che si sta mangiando mezzo paese, dalla Sicilia a Bordighera, da Reggio Calabria a Milano. Bisogna intervenire subito e stroncare le complicità con una nuova e durissima legge contro la corruzione. Il secondo campo è la Rai. I partiti devono smetterla di nominare persone agli enti pubblici, sia la Rai o l’ultima Asl. I partiti servono a fare proposte e programmi, non nomine. Via dai consigli d’amministrazione”.
Linea di fermezza veltroniana? Forse, ma è facile ricordare che il buon Uòlter non gode di grandi adesioni nel PD e che, così andando, è facile “criticare” …
Fatto sta che è l’unico che – lacrimuccia di buonismo a portata di mano, forse – ha pronunciato la parola “mezzogiorno d’Italia”.
“Bisogna cambiare un mercato del lavoro che continua a emarginare drammaticamente i giovani, i precari, le donne e il Sud. Ci vogliono più diritti per chi non ne ha nessuno. Questa è oggi una vera battaglia di sinistra”.
La questione è, dunque, garantire un “salario minimo” e non, meramente, superare l’Articolo 18. Una scelta di civiltà che l’Italia ha sempre evitato, visto che avrebbe fatto emergere la situazione di assoluta emergenza in cui vivono tanti, troppi meridionali da decenni.
Non credo che il ministro per il Welfare, Elsa Fornero, od il suo collega allo sviluppo, Corrado Passera, abbiano la benchè minima intenzione di sottoporre i conti pubblici italiani al salasso che ne verrebbe riconoscendo una “social security” come in Gran Bretagna in territori dove la disoccupazione è centenaria e deriva dalle non-politiche messe in atto dopo l’Unificazione italiana.
originale postato su demata
Rispondi