Obama elogia Mario Monti in un brodo di giuggiole: «I rapporti tra Stati Uniti e Italia non sono mai stati così forti», «ho piena fiducia nella leadership di Monti», «lo ringrazio perché sono fiducioso che sarà in grado di portare l’Italia fuori dalla tempesta».
Mai, a memoria d’uomo, un capo di stato aveva avuto una tale accoglienza dal President of United States of America.
Al di là dell’effettiva stima che Barak Obama possa provare per Mario Monti, una tale “eccezionalità” deve farci dubitare che gli USA siano “altruisticamente” soddisfatti – business as usual – ed andrebbe meglio compreso se gli interessi italiani siano convergenti.
Anche perchè Obama ha sottolineato “quanto noi apprezziamo la poderosa partenza e le misure molto efficaci che sta promuovendo” … mentre vediamo mezza Italia sommersa dalla neve e senza soccorsi, fabbriche e Meridione in subbuglio, ceti medi sull’orlo di una crisi di nervi e disoccupazione al galoppo, investimenti al palo, dato che l’emissione di titoli di stato – con quello spread – ha raschiato tutto. Senza parlare del fatto che, a parte il tilt totale generato, le “misure molto efficaci” sono carta e poco più, dato che non arrivano i decreti attuativi ed i regolamenti.
Per non parlare, in assenza di un risanamento politico e gestionale dell’Italia, di Gerry Rice, il capo delle pubbliche relazioni di “quel” Fondo Monetario Internazionale che ha disastrato nazioni e continenti, “plaude alle ambiziose misure di correzione prese dal governo italiano e stimiamo che il consolidamento del debito in corso porterà al risanamento del bilancio”.
C’è da farsi venire il sospetto che siano l’acquisto di 130 cacciabombardieri F-35 e la libertà d’azione consentita a Marchionne a galvanizzare Barak Obama ed i suoi connazionali, oltre all’ennesima conferma della presenza militare italiana in Afganistan ed all’ampia possibilità data all’affermarsi di “trusts” e “franchising”, ovvero di “monopoli”, se parliamo delle liberalizzazioni dei taxi e delle farmacie.
O, peggio, che gli interventi sul lavoro che Monti e Fornero vogliono attuare siano una “conditio sine qua non” per veder arrivare – anche in Italia come nel Terzo Mondo – le corporation internazionali dell’agroalimentare o dei servizi, che notoriamente pretendono – vedi il caso della FIAT-Chysler di Marchionne – di operare “in deroga” ai contratti nazionali e di poter licenziare come e quando gli pare.
Ma, se questi sono dubbi, almeno su una cosa Obama è chiaro: “Ci siamo accordati sul fatto che l’Europa debba andare avanti con la strategia per consolidare bilanci ma anche che la crescita è un imperativo”.
Ah già, la famosa questione del Fondo Salva Stati, che Francia e Belgio, accodati dietro Mario Monti capofila, stanno sostenendo e che la Merkel osteggia o, comunque, limita.
Interessi italiani od europei? Nulla di tutto questo: gli USA non vedono di buon occhio un Euro privo di un solido plafond di riserve, come temono la disgregazione della moneta unica e l’infiltrazione finanziaria cinese nell’area del Mediterraneo.
Attenzione, dunque, agli elogi sperticati ed alle adulazioni facili, specialmente se arrivano da un paese enorme ed in seria difficoltà come gli USA, che ha sempre badato all’egemonia ed al business.
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