L’accordo UE del 15 dicembre pevedeva che 3 miliardi di euro andassero ad istruzione, agenda digitale, credito per l’occupazione, reti e ferrovie meridionali.
La Stampa, quotidiano torinese, ne parla come i “denari che cercavano a fatica sbocco in un’Italia storicamente maglia nera nell’incassare gli euro di Bruxelles. Sono ridiventati una risorsa in questi tempi di crisi e austerità di bilancio“.
Tre miliardi sono una goccia nel mare, se parliamo di un paese, l’Italia, che vanta un Pil da 2.000 miliardi di euro, per l’esattezza sono l’1,5%. Quanto serve per acquistare una ventina di cacciabombardieri F-35, un sesto di quelli ordinati a Finmeccanica … Spiccioli.
Adesso ne arrivano degli altri, sembra 5 miliardi di euro. “La Commissione calcola che per l’Italia la sacca a cui attingere contenga 3,6 miliardi di fondi strutturali (coesione nel Mezzogiorno) e 4,3 del Fondo sociale (lavoro e imprese). “
Ci risiamo, una manciata di spiccioli per risanare l’economia di una delle prime potenze industriali del mondo?
Tre virgola sei miliardi di euro per risollevare 150 anni di saccheggio e degrado del Meridione? Ma se non si si ricostruiscono neanche le scuole sgarrupate con quei soldi …
E poi, domanda cruciale, come e da chi verranno spesi quei soldi?
Quale “indecente” campagna elettorale dovranno sostenere, visto che quasi il 50% degli elettori è allo sbando?
Quale ripristino del sistema clientelare e del voto di scambio si sta per prospettare?
In un’Italia con i lavoratori dipendenti allo stremo ed i piccoli privati alle corde è facile immaginare “come, dove e quando” saranno spesi quei soldi.
Euro Hilfe? Bitte, nicht.
originale postato su demata
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