“Liberalizzare le licenze dei taxi” è una contraddizione in termini se si vanno a vedere gli effetti: oggi padroncini, “imprenditori”, domani lavoratori in affitto per qualche coop o ditta.
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Quanto al “beneficio per i cittadini”, aggiungiamo che solo se un’azienda ha un bel tot di taxi col giusto ciclo di uscite e manutenzioni, pagando i tassisti quanto son pagati a New York, le tariffe si abbattono ed il numero delle corse aumenta.
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Ovviamente, i tassisti non ci stanno … come non avrebbero dovuto starci, ad esempio, i salumieri, una volta commercianti ed imprenditori ed oggi ridotti a banconisti da supermercato con i contratti che sappiamo.
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Per concludere, considerato il “sano” egoismo che anima l’emotività umana e che determina tante decisioni, se oggi ci lamentiamo delle sale giochi al posto delle mercerie sotto casa nostra, proviamo ad immaginarci nelle mani di un autista appena immigrato, che non parla bene la lingua ed è in balia del tomtom.
A New York e Parigi capita.
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Tag:agitazione, garante, liberalizzazioni, Linate, Monti, occupazione, Passera, piazza plebiscito, sciopero, selvaggio, Stazione Termini, tassi, tassinato, tassista, taxi
Non sono d’accordo ad aumentare il numero di licenze.
Credo che, per ora, vadano moltiplicate quelle attuali, stimolando sia la capacità imprenditoriale dei tassisti (si diano una mossa) sia il mercato nel suo insieme.
Prima di tutto “aumentare il numero di licenze” non è uguale a liberalizzare. La maggiore concentrazione di mercerie, salumieri etcetera non è dovuta all’aumento di concorrenza, che anzi li premia, in quanto i singoli imprenditori sono più elastici di grosse aziende. E’ dovuta invece all’aumento dei costi dovuto alla tassazione. Infatti la tassazione riduce i margini di guadagno rendendo possibile sopravvivere solo ai più efficienti.
Sono d’accordo, ma “liberalizzare i taxi” significa solo una cosa: consentire che una sola persona (giuridica e non) possa detenere prima, magari, decine e, poi, centinaia di licenze.
Vivo in una grande città dove, in meno di dieci anni, sono spariti salumieri, mercerie, erboristerie, pub, cinema, tutto di tutto insomma, per andarsi a concentrare in pochi squallidi mall raggiungibili solo in auto …
Sono convinto che bisogna difendere quegli italiani che, messo in campo un piccolo capitale, si son dati da fare per tirare su qualcosa di proprio e di produttivo.
Un limite di licenze procapite per un massimo di 5 su due auto potrebbe andar bene sia per noi utenti sia per i tassisti, dato che eviterebbe l’arrivo di speculatori con garage immensi, permetterebbe a loro di restare padroncini e consentirebbe sia il calo delle tariffe sia la creazione di un po’ di occupazione “cheap”.
Poi, pian piano, il mercato farebbe il resto …
Demata,se i tassisti sono degli Imprenditori e non vogliono diventare lavoratori dipendenti allora devono sottostare alla legge della concorrenza e non essere a numero chiuso.
Nessuna santificazione dei tassisti.
Mi chiedo solo se è corretto trasformare, ope legis, degli imprenditori in lavoratori dipendenti e se i benefici per la nostra società saranno reali ed oggettivi.
Siccome non amo nè New York nè Parigi nè Berlino e naenche i supermercati od i centri commerciali, tendo a vederla in un certo modo.
Tutto qui.
Opinioni, non demagogia come quella di menzionare il “tassista delinquente” ….
Che post demagogico.
e comunque preferisco essere in balia del tomTom come dici tu, che di un tassista deliquente,e questo in Italia capita. 🙂