Finalmente, a babbo morto, con il latte versato, la moglie ubriaca, la stalla vuota, l’Italia inizia ad interrogarsi sulla costituzionalità del Governo Monti e, soprattutto, sulla legittimità delle sue leggi.
Lo stesso Presidente Giorgio Napolitano se la cava con una contraddizione in termini, ovvero “la democrazia non è sospesa, doveroso evitare il voto” …
Se è “doveroso evitare” che i cittadini votino e cambino questo parlamento, come mai possiamo dire che la democrazia sia effettiva?
«Nulla è stato scalfito, nè delle libere scelte delle forze politiche, nè delle autonome determinazioni del Parlamento, nè della possibilità di espressione e di manifestazione del proprio dissenso anche dalle forze sociali» … e la volontà popolare dov’è?
Ma non solo.
E’ legittimo che un governo tecnico possa portare l’età pensionabile degli elettori a 42 anni di contribuzione? O che, addirittura, intervenga a modificare lo Statuto dei lavoratori? Non sono questi aspetti di “sovranità popolare” che l’attuale leadership politica del Paese sta bellamente ignorando?
E’ corretto affermare che il termine «naturale» della legislatura sia la primavera del 2013, senza tener conto di cosa sono stati i parlamenti della Seconda Repubblica, di quanto sia delegittimato l’attuale e, soprattutto, della necessità, nota da anni, di formulare una nuova legge elettorale, che nessuno, guarda caso, si prende la briga di concertare?
E’ democratico che il Presidente della Repubblica nomini senatore a vita un illustre professore, per poi consegnargli, poche ore dopo, il mandato a formare un governo che abbia come presupposto l’esclusione dei politici e della società civile dalla governance del paese?
Se stessimo parlando dell’America Latina non avremmo dubbi …
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