C’è un sindacato che serve e ce ne è un altro che non serve. Servire sia come “essere utili a se ed agli altri”, servire come “farsi istituzione e mettersi al servizio del cittadino”.
C’è un sindacato che, come hanno fatto CGIL e CISL in questi giorni, pone istanze, chiede alternative, sollecita la politica. Un ruolo indispensabile, specialmente in una società di massa, dove i lavoratori diventano dei “senza volto”, mentre le aziende hanno una “personalità” (giuridica).
Ce ne è un altro che dovremmo buttar via ed è quello che ha attaccato Enrico Mentana, denunciandolo per un’inezia tutta da verificare, proprio mentre La7 ed il suo telegiornale si connotavano come uno dei pochi baluardi della libertà e correttezza dell’informazione in Italia.
Quali le colpe di Mentana? Non aver letto, durante il TG, un comunicato della Federazione Nazionale della Stampa in sciopero e, così facendo, assumere un “comportamento antisindacale”, secondo l’Associazione Stampa Romana ed il Comitato di Redazione del TgLa7.
Un Comitato di redazione, quello di La7, che prende le distanze solo “a frittata fatta”, con il direttore dimessosi ed il tonfo in borsa dell’azienda.
Nulla che abbia a che vedere con la Costituzione che istituisce i sindacati, con il diritto cittadini ad essere informati, con quello dei lavoratori a scioperare.
Dinanzi a fatti del genere, non il primo non l’ultimo, alcune domande sorgono spontanee sulla situazione della stampa in Italia.
Quale è il potere dei Comitati di Redazione, dei giornali ad esempio, sulle notizie che noi leggiamo?
Chi decide su cosa veniamo informati?
In che misura i sindacati dei media sono corresponsabili della disinformazione in cui versa l’Italia da oltre un decennio?
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originale postato su demata
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