Archivio | settembre, 2011

Amanda Knox libera!

30 Set

Se la vicenda di Amanda Knox non si svolgesse in un’aula di tribunale, potremmo pensare di vivere in un incubo. Purtroppo, è la realtà.

Innanzitutto, il movente, per il quale l’accusa propone il gioco erotico, il litigio dettato dall’odio tra le ragazze, la solita questione di soldi. Praticamente tutto l’ipotizzabile, manca solo la lite tra automobilisti.
Le prove? Praticamente nessuna, visto Amanda abitava in quella casa ed è del tutto ovvio che vi sia una goccia (goccia non litri) del suo sangue su un rubinetto come che il suo DNA sia praticamente ovunque.
Le orme sul pavimento sporco di sangue? Non sappiamo neanche se sono le sue.

Perchè non seguire la pista più plausibile e cioè che, mentre Amanda era semisvenuta a causa dell’alcool, Guedè commetteva il delitto, eventualmente in compagnia del Sollecito?
I processi italiani si basano su prove inconfutabili o sul giusto convincimento del giudice?

If  the story of Amanda Knox would not act in a courtroom, we could mind to live in a nightmare. Unfortunately, it is reality.

At first, the motive of crime. The prosecutor proposes the erotic game, the hate between the girls, the usual question of business. Virtually all that is conceivable, missing only the dispute between drivers.
The evidence? Virtually none, because Amanda lived in that house and it is quite obvious that there is some blood of her (drop, not gallons) on a tap as his DNA is everywhere.

Why the prosecutor does not follow the more plausible track: while Amanda was semiconscious because of alcohol, Guede committed the crime, eventually accompanied by Mr. Sollecito?
Are Italian sentences based on irrefutable evidence or on the conviction of the judge?

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Imprese: un manifesto per la crescita incompleto

30 Set

Le associazioni imprenditoriali ABI (Associazione Bancaria Italiana), ANIA (Associazione nazionale Imprese Assicurative), COOP (Alleanza delle Cooperative Italiane), Confindustria, Imprese Italia hanno firmato e pubblicato una proposta politica, intitolata “Progetto delle imprese per l’Italia”.

Il documento esordisce con un “da troppo tempo il 95% dei contribuenti dichiara redditi inferiori a 50.000 euro”, come se questo non dipendesse anche dai benefit fiscali tutti a favore delle imprese, dagli stipendi dei lavoratori dipendenti oscenamente bassi, dall’assenza di percorsi redistributivi da parte delle cooperative.
Un punto di vista sui redditi degli italiani che appare piuttosto “singolare”, specialmente se consideriamo che la struttura stessa delle aziende cooperative ostacola le progressioni di carriere e stipendiali.
Una “stranezza”, che passa in second’ordine, se ricordiamo che le Coop possono usare gli utili per giocare in Borsa, anzichè ridurre i prezzi al consumo nei propri supermercati.

Ad ogni modo, questi sono i cinque pacchetti di proposte presentate dalle imprese italiane.

La prima proposta al mondo della politica e del sindacato, riguarda l’innalzamento dell’età pensionabile e l’abolizione delle pensioni d’annata.
Se l’intervento sulle pensioni d’annata è atteso dagli italiani fin dalla fine della Prima Repubblica, sul secondo, l’età pensionabile, va ricordato il pessimo trattamento, in termini di sussidio, riservato ai nostri invalidi. Quante persone, tra i 50 ed i 64 anni, dovranno continuare a lavorare, in attesa della pensione, pur essendo seriamente malati con maggiori costi per il sistema del lavoro, per la sanità pubblica e per la loro salute?

La seconda proposta  avanzata dal “Progetto delle imprese per l’Italia”, è di riordinare il sistema fiscale, semplificandolo e rafforzando la lotta agli abusi degli evasori e della pubblica amministrazione, ma anche riducendo IRES e IRAP e, soprattutto, ponendo a soli 500 Euro (un bancomat) il limite di denaro contante utilizzabile per le transazioni.
Se il riordino, la semplificazione e la lotta agli abusi sono le benvenute, non può dirsi lo stesso per sgravi, aiuti e vincoli bancari, che sono alcuni dei “motori” dell’inefficace e contorto sistema italiano.

La terza richiesta degli imprenditori consiste in un piano immediato di cessioni del patrimonio pubblico, mobiliare e immobiliare.
Ottima idea, ma sono anni che se ne parla: finora ha prevalso la Casta politica e sindacale, a cui si aggiungono i privilegiati dipendenti che occupano lussuosi e/o costosi edifici.

Al quarto posto, le liberalizzazioni, per le quali sono anni che i diversi governi stentano ad implementare le norme.
Se liberalizzare trasporti e servizi pubblici locali è una gran bella idea, come lo è l’ipotesi di riformare e rafforzare gli ordini professionali per deregolare il mercato, è difficile immaginare, in questa italia dove una causa di lavoro o quella per un rimborso durano anni ed anni, come si possa arrivare a “consentire a uffici diversi o a livelli di governo superiori di sostituirsi alle amministrazioni inerti e portare a termine i procedimenti amministrativi”. Ed, infatti, il documento, riguardo le liberalizzazioni, chiede di “accelerare i tempi della giustizia civile”.

Si parla, poi, degli investimenti pubblici e infrastrutture, con “l’utilizzo della spending review per contenere la spesa corrente e tutelare la spesa per investimenti, garantendone la stabilità nel tempo”, e “concentrare le risorse sulle grandi priorità infrastrutturali, d’interesse europeo e nazionale.
Grandi investimenti? Spending Review? Deve essere uno scherzo, con tutto quello che c’è da fare in un paese con strade ed autostrade scalcagnate, piani regolatori assurdi, edifici scolastici degradati e mal rattoppati, uffici tecnici “da paura”, politici locali tuttologi.

Un documento piuttosto deludente, se visto con gli occhi dell’italiano medio, che non trova soluzioni per il proprio reddito (inferiore a 50.000 euro), per la propria salute e la propria vecchiaia (assediate comunque dalla casta, sprecona e inefficiente, dei pubblici dipendenti), per i propri figli e le opportunità che gli sono dovute (scuole, università, formazione-lavoro, sussidi, agevolazioni, meritocrazia).
Come se, per rilanciare l’italia, bastasse mettere a posto quattro flussi finanziari (fisco, Ecommerce, infrastrutture, pensioni) …

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Popolo delle Libertà, oltre il capolinea

28 Set

Il Governo Berlusconi ha le ore contate e, se il crollo è iniziato un anno fa con Ruby Rubacuori e Fini che fondava Futuro e Libertà, anche  la sindrome da accerchiamento ha chiuso il suo cerchio, ormai.

Il dato di questi giorni è che nel bastione difensivo costruito nel tempo da Silvio Berlusconi si è aperto un varco nel momento stesso in cui gli anni e la vanagloria lo avvicinarono al sordido mondo del sesso in affitto. Utilizzatore finale certamente,  ma ricattabile ed esposto a pressioni double-face da parte di personaggi infimi e meno infimi.

Una scelta imperdonabile, se la stessa moglie ci tenne a chiarire, riguardo le veline: «L’uso delle donne per le Europee? Ciarpame senza pudore. Voglio che sia chiaro che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire» (FareFuturo 27 aprile 2009).

Una situazione ed una storia di partito che ci porta direttamente a chiederci cosa sia oggi il PdL senza Berlusconi premier o candidato tale. Fare una stima, ormai, non è difficile, seppur con una non irrilevante approssimazione.

Se volessimo ragionare in termini di territorio, cioè di regioni e distretti elettorali, Berlusconi vinse le elezioni grazie allo sfondamento in Campania e Lazio, più la Sicilia delle Autonomie. Di sicuro, dopo Alemanno e Polverini, il Lazio e Roma voteranno altrove, alla prossima tornata, qualunque essa sia. Ed altrettanto di sicuro la Campania è in mano al “socialista” Caldoro ed a Napoli c’è De Magistris, per non parlare della Sicilia che è stata illusa per 10 anni con il sogno del Ponte sullo Stretto. Considerato che a Milano e Torino, alle amministrative, non è andata affatto bene, il PdL  di Silvio Berlusconi molto difficilmente supererà la metà dei seggi in Parlamento che detiene nell’attuale.

Se il dato molto negativo su un successo elettorale del PdL può apparire piuttosto scontato, molto più interessante è cercare di capire quali componenti abbiano ceduto maggiormente.

Di sicuro, gli elettori “acquisiti” con la fusione a freddo con Alleanza Nazionale difficilmente seguiranno il destino di La Russa e Matteoli, i due big che preferirono Berlusconi a Gianfranco Fini. Come è probabile che vengano meno, attratti da Casini ad esempio, gli elettori (ed i capibastone) di area cattolica, che, immagino, siano piuttosto stufi di  un Giovanardi che predica, mentre etica, welfare e sicurezza vanno in malora.

Così, ad occhio e croce, parliamo del 10% dell’elettorato e del 30% dei consensi raccolti dal PdL, cui andrebbe ad aggiungersi l’emorraggia padana verso la Lega Nord e l’astensionismo. In pratica, l’estinzione in alcune regioni o, più probabilmente, distretti, specialmente se il Popolo delle Libertà non potesse (causa scandali) o non volesse (per opportunità) contare sulla forza d’immagine e sui potenti mezzi che Silvio Berlusconi ha messo a disposizione del partito in campagna elettorale.

Attualmente, il Popolo delle Libertà è fermo, come solo può esserlo un aggregato di peones con pochi alfieri e qualche regina decotta, che assiste inerme alla fine del suo Macbeth. Un futuro potrebbe essere possibile se Berlusconi abdicasse e se il leader (Alfano, Tremonti, eccetera) venisse scelto da un congresso.

Non è la prima volta che un partito scompaia nell’oblio della Storia, dopo aver dominato la scena per 10 o vent’anni. 

Non sarà questo il caso del PdL ma ci si stanno impegnando fino in fondo …

DDL Intercettazioni, comma 29: una norma antitaliana?

26 Set

La Camera è tornata sul Decreto Intercettazioni, che include, al comma 29, la norma che estende a tutti i siti informatici le norme relative all’obbligo di rettifica previste dalla legge sulla stampa.

La preoccupazione della Rete è dovuta all’obbligo anche per i blog, in caso di segnalazione, di provvedere a rettifica entro 48 ore, rischiando una sanzione di 12.500 euro.

I timori che paventano gli esperti non sono ben chiari, dato che dovrebbe bastare che il blogger lasci libertà di commento, concedendo la possibilità diretta di rettifica.
Cos’altro potrebbe fare, senza rinunciare del tutto al proprio diritto di espressione, un cittadino, che, ricordiamolo, pubblica e controlla il proprio sito (blog) senza periodicità?

L’ormai famosa (o famigerata) norma anti-Blog è certamente una legge liberticida che va in controtendenza con le innovazioni sociali introdotte da Internet.
Inoltre, non è tecnicamente applicabile, sia perchè i blogger sono di tutto, dalla massaia all’ex redattore trombato, sia perchè molti motori (ad ese. WordPress) sono all’estero, sia perchè una parte dei blogger non farebbe altro che “inabissarsi”, trasferendosi nei Forum.
Infine, se l’intento è quello di impedire la divulgazione di materiali secretati, i nostri legislatori dovrebbero prender atto dell’esistenza di Wikileaks e dei tanti siti scandalistici, che esistono all’estero e che non avrebbero alcun imbarazzo a divulgare le nostre nefandezze pubbliche, anche solo per un’ora e … con un milione di passaggi.

C’è poco da dire: il “comma 29” non è una norma degna di una potenza mondiale, che vuol essere esempio di civiltà e democrazia.

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Legge anti-Amazon: via al caro-libri

26 Set

Dal primo settembre non si possono più effettuare sconti sui libri superiori al 15%.

La soglia potrà arrivare al 20% durante le fiere librarie o per le offerte destinate ad istituzioni. Sono consentite le promozioni speciali, fino al 25%, dagli editori per una durata non superiore al mese.

Amazon, come diretto risultato di questa nuova legge, ha risolto il problema con un supersconto del 40% (fino al 1 settembre …) sugli oltre 235mila libri in italiano presenti nel suo catalogo. Dopo di che, difficilmente il colosso mondiale del libro si avvicinerà con interesse al paese, l’Italia, dove cartiere e stamperie sono quasi considerata come un affare di interesse nazionale.

Esultano librai, grande distribuzione ed alcuni editori, come riporta La Stampa: “È una legge fatta all’unanimità – spiega Paolo Pisanti, presidente dell’Associazione Librai Italiani (Ali), aderente a Confcommercio – e fissa quei limiti che ci permetteranno di competere su un mercato meno aggressivo di quello in cui ci troviamo oggi”. Non solo, “permette agli operatori indipendenti di evitare la concorrenza selvaggia delle massicce campagne di sconto delle grandi catene, dei supermercati e dei siti di vendita online” – aggiunge l’editore Giovanni Laterza.”

Protezionismo? Forse, ma non solo.

Non è un caso che la stessa Aie (Associazione italiana editori) sia disunita, dopo la presa di posizione dell’editore Mario Grimaldi in polemica con il presidente Marco Paolillo, convinto sostenitore della legge.

Infatti, i libri daranno maggiori maggiori ricavi sia per il prezzo bloccato e sia perchè ci arriveranno attraverso i supermercati e le librerie in cui non di rado gli editori hanno una compartecipazione.

I cittadini, viceversa, compreranno sempre meno libri e, comunque, di varietà minore, specialmente se non vivono con una libreria dietro l’angolo di casa.

Quanto ai libri, ne saranno tradotti di meno dalle lingue straniere, dilagheranno quelli di grande consumo, i poco redditizi “grandi classici” saranno sempre pù sommersi da “nuovi autori” dal successo breve.

Più che un’industria culturale, quella del libro in Italia somiglia sempre più alla televisione: intrattenimento e consenso.

Questi sono i risultati, piuttosto prevedibili anche se non auspicabili, della legge Levi, conosciuta anche come “legge anti Amazon” e già a luglio l’Istituto Bruno Leoni aveva presentato al Presidente della Repubblica una petizione, firmata da associazioni ed esperti del settore contro l’introduzione della legge.

Ovviamente, in un paese dove il mercato del libro vale solo 1,5 miliardi di euro l’anno (la metà di quello della sola Nutella), nessuno pensa che docenti e genitori potrebbero educare maggiormente alla lettura i bambini ed i giovani. Oppure che in una penisola zeppa di stazioni televisive, si possa sostenere la lettura (e la cultura) senza ridurre l’enorme fetta pubblicitaria che viene fagocitata dalle televisioni?

Così andando le cose, da circa un mese, abbiamo una legge che di fatto limita l’accesso all’informazione ed all’istruzione, sia come pari opportunità sia come libertà individuale, obbligando l’acquisto dei libri ad un prezzo “uguale per tutti” stabilito all’origine.

Non ci resta che prender atto della necessaria ovvietà di tutta questa storia: che, in Italia, il paese di Berlusconi e Di Benedetti, il valore di un libro è predeterminato sulla copertina dall’editore e non risponde alle logiche di libero mercato.

Incredibile, ma vero.

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Il sacco del Nord? Per ora paga il Sud …

24 Set

Luca Ricolfi, apprezzato editorialista di La Stampa,è un sociologo dell’Università di Torino ed ha recentemente pubblicato “Il Sacco del Nord”, un libro che andrebbe a dimostrare, dati alla mano, come da Roma in giù l’evasione fiscale e lo spreco pubblico siano un gravame insostenibile per il Settentrione.

La sua attività di sociologo  ha spaziato, in questi 30 anni, su l’intero scibile umano, a quanto pare, visto che il suo curriculum riporta: scuola, mercato del lavoro, cultura giovanile, nocività ambientale, corruzione, politica, televisione, spazio elettorale, autoritarismo, missioni suicide, squilibri territoriali,teoria
dell’azione, metodologia della ricerca, analisi dei dati, teoria della misurazione.

Il lavoro pubblicato da Luca Ricolfi non dice molto. Infatti, sapere dove si è verificata l’evasione fiscale non ci dice dove va il denaro distolto.

Una prima, approssimativa evidenza ci porta all’immediata considerazione che l’agricoltura del Sud alimenta l’industria agroalimentare e distributiva tosco-emiliana e che il terziario del Meridione lavora sub commessa delle aziende padane.

Il primo dato ci è confermato dal miserrimo 4% che la nostra agricoltura aggiunge al PIL nazionale a causa di aiuti, quote latte e sgravi per la trasformazione.
Il secondo dato ci è connotato dalla crisi di sovraproduzione che va a confluire, ad esempio, nei mercati di merci contraffatte, ma “originali”, ovvero di elevata qualità date via per quattro soldi a nero.

Ambedue i dati fanno capo ad un’enorme mole di lavoro sommerso che calmiera i prezzi per i grossisti del Nord, ma non per le tavole dei settentrionali, a fronte di un enorme via vai di sussidi per aziende e consorzi agricoli.

Non è un caso, allora, che l’indice di discrepanza utilizzato da Luca Ricolfi riporti ai due capi dellaclassifica una “industriosa e leale” Emilia Romagna (0,8249) a fronte della “pigra e fraudolenta” Campania (-0,8907).

Non è un caso di lapsus freudiano, certamente, che il professor Ricolfi abbia usato il termine discrepanza … ovvero divergenza di idee, di opinioni; divario, disaccordo, contraddizione.

In inglese “mismatch”: abbinamento sbagliato.

Piuttosto, sarebbe interessante conoscere quale è il livello di evasione (anche per semplice difetto od “eccesso” di fatturazione) delle nostre coop ed onlus, visto che, eventualmente fosse, ne sono enormemente facilitate da norme e statuti.

Come anche conoscere quanto “l’allarme del PD verso il Federalismo”, menzionato dal prof. Ricolfi, non tragga origine dalle prevedibili ricadute sull’economia emiliana e veneta di una Campania (e non solo) libera di gestire autonomamente tributi, commerci ed investimenti come Bossi chiede per la “sua” Lombardia.

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Erfurt: attacco al Papa?

24 Set

Erfurt (Germania) 24 settembre, ore 12:19: L’ Adnkronos/Dpa/Ign riporta che sono stati “esplosi tre colpi in prossimità di un posto di controllo a circa 400 metri dalla Cattedrale dove più tardi si è svolta la celebrazione di Benedetto XVI. Ferita una guardia privata tedesca. Ma la dinamica dell’accaduto è ancora poco chiara: la polizia non conferma il ferito, né il fermo del responsabile.”

Secondo RTL, importante rete televisiva tedesca, poco prima della Messa del Papa a Erfurt, si sono sentiti dei colpi d’arma da fuoco sparati, a quanto pare, contro due dipendenti di una società di sicurezza.
I due uomini non sarebbero stati feriti ed il presunto colpevole è stato arrestato in un appartamento.

Secondo la polizia l’episodio non sarebbe collegato alla presenza del Papa, ma è resta il fatto che un uomo armato di due fucili abbia tentato di entrare nelal zono di sicurezza predisposta intorno al Duomo di Erfurt a meno di due ore dall’arrivo di Benedetto XVI.

Cosa sarebbe successo se fosse riuscito a superare il posto di blocco?

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Medio Oriente: arriva la Pace?

24 Set

Abu Mazen, in nome del popolo palestinese, ha chiesto all’ONU il riconoscimento di uno Stato di Palestina, che possa avviare i colloqui diretti di pace con Israele.
I palestinesi esultano nelle piazze, a casa loro, in Israele e nel mondo, arriva la Pace.

La Pace? Per ora proprio no.

20.000 poliziotti israeliani ed altrettanti militari sono dislocati in Cisgiordania in stato di massima allerta e questo durerà almeno fino alla fine del Capodanno ebraico.
Ci si prepara al bagno di folla (e di sangue) previsto per il ritorno di Abu Mazen in patria, nella settimana prossima.
L’entusiasmo è un potente movente e non è improbabile che ci saranno morti tra incidenti, infortuni, scontri ed azioni isolate.
Le forze di sicurezza israeliane e palestinesi sono state attivate in forze proprio per contenere queste situazioni e prevenire un’escalation.

Non è un caso che a Gaza, invece, sia tutto fin troppo tranquillo, perchè Hamas non approva l’iniziativa di Abu Manzen, che sarebbe andato alle Nazioni Unite “per mendicare uno Stato” e che sarà “costretto rinunce rispetto agli interessi nazionali dei palestinesi”.
Oppure che nei territori occupati, come nelle colonie ebraiche di Kusra ed Hebron, sono ore di massima tensione e già si contano 4 morti, due adulti e due bambini, due ebrei e due palestinesi.

Nessun vincitore …

(leggi anche Palestina-Israele: il ciclo dell’odio)

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Palestina-Israele: il ciclo dell’odio

24 Set

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, un’enorme quantità di coloni ebrei si trasferì nello Protettorato di Palestina, partendo dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, dove erano approdati in fuga dalla Germania, dai Paesi dell’Est, dalla Francia e dall’Olanda.

Miliioni di europei, come gli invasori crociati, ebrei, come i traditori biasimati da Maometto: una premessa esplosiva.

Le premesse, tra l’altro, furono diverse: da un lato la “promessa”, più americana che inglese, per la creazione di uno stato sionista, dall’altra la politica interna britannica che non sapeva cosa fare di quei milioni di rifugiati, che avevano accolto per quasi dieci anni durante gli orrori del Nazismo.

Chi di noi può immaginare cosa fosse il melting pot siriano post grecofenicio post bizantino post cristiano post musulmano di quel Medio Oriente degli Anni ’30 che fa da sfondo ai film di Indiana Jones?

Di sicuro, convivevano pacificamente.

Quanto sarebbe ancor più splendida oggi la città dei Pellegrini ancora affidata agli antichi e pacifici “consegnatari” (da parte di Gesù-Jahvè-Allah, naturalmente).

Non è andata così e dopo 60 anni dobbiamo constatare che è il luogo sulla Terra dove si sono verificati più conflitti che altrove.

Molti di più, quasi quotidianamente.

Le politiche militari, da ambo le parti, non hanno prodotto alcun miglioramento territoriale, se non a favore della popolazione ebraica edhanno compresso le rispettive fasce di sicurezza e reso invivibili aree che lo erano.

Nella cieca retorica dei belligeranti, nè le popolazioni nè i leader si sono accorti dell’inutilità “de facto” di tutti i tentativi di “eliminare” l’avversario.

Il mondo non si è fermato nel 1947, come avvenuto in Palestina, quando tutto ebbe inizio con un gruppo di sionisti (cosa diversa da Ebrei o da Israele) arrivati dall’Europa (la “Banda Stern”) che si mise in testa di scacciare gli Inglesi alla maniera dell’IRA in Irlanda, invece di integrarsi nel contesto che li accoglieva benevolmente: arrivarono a far esplodere un albergo di Gerusalemme dove risiedevano i corrispondenti e gli attaché britannici per la Palestina.

E’ quella strada che ha portato, oggi,  i nipoti di persone scacciate dalle case che avevano costruito con le proprie mani, a mandare madri di famiglia a farsi esplodere tra i ragazzini.


E’ esclusivamente per fare un consuntivo dell’annosa questione che vale la pena di ricordare i principali “fatti militari” che hanno coinvolto Israele e Palestina da allora.

  • 1948 Prima guerra arabo-israeliana
  • 1951 Guerra siro-israeliana ed occupazione militare di Gerusalemme
  • 1956 Seconda guerra arabo-israeliana “di Suez”
  • 1967 Terza guerra arabo-israeliana “dei Sei Giorni”
  • 1973 Quarta guerra arabo-israeliana “del Kippur”
  • 1978-1983 Guerra civile libanese
  • 1987 Rivolta di Gaza (Prima Intifada)
  • 2001 Intifada di  al-Aqsa
  • 2002 Assalto ed assedio della sede dell’Autorità Palestinese a  Ramallah
  • 2004 Elicotteri israeliani sparano 4 missili contro manifestanti a Rafia alla frontiera con l’Egitto
  • 2006 Attacco contro gli Hezbollah (scarsi risultati) e vasta devastazione del Libano
  • 2008-09 Bombardamento e rastrellamento di Gaza (per ora almeno 500 di morti  e diverse migliaia di feriti tra la popolazione civile)

Diversi dati sono evidenti:

– la degenerazione del conflitto con il coinvolgimento sempre più feroce o brutale della popolazione civile, come a Gaze due anni fa circa, dato che nè lo Stato israeliano nè l’Authority palestinese hanno il controllo della situazione nè sono in grado di conseguirlo

– la progressiva indisponibilità, per la parte araba della popolazione certamente più esposta, a recepire gli eventi fuori da  un quadro millenaristico e jiadista, con il conseguente imbarbarimento dei metodi di lotta e di indottrinamento

– l’incapacità, da parte di Israele, a perseguire soluzioni diverse dall’intervento militare con armamenti pesanti e, soprattutto, utili a favorire, a permettere la nascita di un Governo e di uno Stato Palestinese.

Nelle future, si spera, negoziazioni sarà fondamentale capire cosa sarà dei territori che Israele ha occupato illegalmente, dato che erano riservati alle Nazioni Unite (Gerusalemme, campi profughi, zone smilitarizzate).

La nuova fase che porta Abu mazen all’ONU, si è avviata, ricordiamolo, anche grazie all’incombente Tribunale per i criminidi guerra dell’Aja, in relazione ai fatti di Gaza, ed alla ripresa della linea clintoniana alla Casa Bianca, che aveva già dato successiin passato.

Vedremo come andrà e vedremo se una ridotta armata europea, su mandato ONU, potrà intervenire in Palestina a separare i contendenti, visto che gli Israeliani proprio non potrebbero attaccarli e che i Palestinesi già guardano a noi e ci accoglierebbero come hanno fatto i loro cugini Libanesi.

La Filistina, insieme alla vichinga Helgoland e alla celtica Stonenghe, è la terra d’origine anche degli Europei, greci o fenici che fossero, non solo degli Ebrei.

Siamo coinvolti molto più di quanto vorrebbero i Governi di mezza Europa ed i pacifisti israelo-palestinesi guardano a noi.

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Gran Sasso, Italia: più veloce della luce?

24 Set

Un gruppo di ricercatori del CERN e dell’INFN avrebbe dimostrato che la velocità della luce può essere superata.

Infatti, un fascio di neutrini lanciato dal European Organization for Nuclear Research in Svizzera in  verso i laboratori del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare è “arrivato prima del previsto”, anche se di un infinitesimo di tempo.

Secondo i dati forniti dall’Opera Experiment, i neutrini avrebbero viaggiato a 300.006  chilometri al secondo anziché 300.000 che è considerato il limite massimo, la cosiddetta velocità della luce.

Il fenomeno rilevato è talmente innovativo che il team italiano, dopo la scoperta avvenuta nel 2009,  ha trascorso quasi tre anni effettuando controlli e ripentendo le misurazioni prima di annunciarlo alla comunità scientifica internazionale.

Secondo la teoria della relatività di Einstein, infatti,  la velocità è una costante dell’equazione E=mc², dove E è l’energia, m la massa e c, appunto, la velocità della luce.  Secondo la storica equazione,  se un corpo superasse la  velocità della luce dovrebbe avere una massa infinita, così determinando l’impossibilità fisica delle traversate interstellari e dei viaggi nel tempo.

Opera Experiment è stato coordinato dal fisico napoletano Antonio Ereditato, con l’ausilio di 160 ricercatori di 30 istituzioni e 11 Paesi., che ha tenuto a precisare con grande professionalità: «Si tratta di un risultato così inaspettato che ci obbliga ad essere cauti. Noi stessi non sappiamo ancora se i neutrini sono davvero più veloci della luce. Ma al momento questa è la nostra osservazione e volevamo che la comunità scientifica riconoscesse che abbiamo fatto bene il nostro lavoro. Forse poi risulterà che tutto è dovuto a un qualche fenomeno per ora non previsto: la scienza funziona così».

Se la ricaduta dell’esperimento sugli ambienti scientifici è attualmente non quantificabile, date le incertezze e le potenziali novità comunicate dagli scienziati, una cosa è certa: è grazie ai cervelli del Sud che l’Italia, anche quella padana, continua ad avere un’immegine positiva nel mondo.