Non v’è dubbio che Anders Behring Breivik, 32 anni, non abbia tutte le rotelle a posto e che abbia commesso uno dei crimini più efferati della storia europea recente.
Ma questo non deve indurci a sottovalutare quello che è accaduto ad Oslo e sui media, bollando il tutto con “nazista, “serial killer”, “pazzo”.
Innanzitutto, certi media, specialmente quelli italiani, che si sono ostinati per ore ed ore nell’annuncio dell’ennesimo attacco jihadista, mentre, fin dai primi minuti, era evidente che la bomba nel centro di Oslo fosse di altra origine.
Pochi morti, poca “spettacolarità”, nessuna “azione di supporto” o di “magnificazione” dei danni, obiettivo non precisato: non è questo lo “stile” di Al Quaeda.
Non era difficile accorgersene, specialmente se i media norvegesi, inglesi e statunitensi si dimostravano molto freddi su questa ipotesi.
Eppure, anche il giorno dopo, a RAINews24 c’era chi offriva in pasto ai telespettatori l’ipotesi islamica …
Dicevamo, l’obiettivo imprecisato, o meglio, non distinguibile se si segue la pista islamica, viceversa ben evidente se annotiamo che nel blocco degli edifici coinvolti dall’esplosione c’è la sede del Arbeiderpartiet (Partito Laburista norvegese, letteralmente “partito dei lavoratori”), lo stesso che aveva organizzato il meeting giovanile ad Utoya.
Dunque, l’intenzione di Anders Behring Breivik era quella di colpire il partito, non la Svezia tutta od il suo governo.
Come? Attirando tutte le forze speciali al centro di Oslo, per avere più tempo a disposizione per compiere il massacro di Utoya ed azzerare la futura classe dirigente laburista norvegese, uccidendone una buona metà e traumatizzandone il resto.
Non è un caso che dalla Norvegia, a quasi 48 ore, dai fatti non si abbiano ancora notizie precise sul numero di morti rinvenuti e su quello dei superstiti accertati. E’ evidente che il numero dei dispersi è elevato e che il conto dei 98 morti è destinato ad accrescersi.
Ecco descritto il freddo delirio di Anders Behring Breivik: cancellare, o quanto meno depotenziare, l’Arbeiderpartiet, un partito che, dal 1935, governa senza quasi nessuna interruzione la Norvegia, che, non a caso, è stata chiamata per molti anni “one party state” (il paese con un solo partito).
Una forza politica che aveva vinto le elezioni con un risicato 24% e che, fino ad oggi, è rimasto al potere grazie ad una “fusion” con i Verdi, che li ha riportati oltre il 34%, ed a spegiudicate coalizioni di governo, che assemblano centristi e postcomunisti.
L’attuale governo, che nel 2008 è stato coinvolto in gravi scandali di corruzione, aveva ricevuto il 47,6% (1.280.440 voti), contro il 49,5% (1.331.416 voti) totalizzato dal “centro-destra” (progressisti, cristiani, liberali e conservatori).
Anders Behring Breivik è sicuramente uno squilibrato, ma qualunque analista politico (come anche chiunque abbia voglia di leggere o scrivere cosa c’è “dietro” le notizie) non puo evitare di prendere atto che, in Norvegia, c’è una palese assenza di ricambio politico e, probabilmente, una forte omologazione culturale “a sinistra” da cui il paese si sta risvegliando con evidenti sussulti, visto l’incubo che si è concretizzato ad Utoya.
Non è un caso che Jens Stoltenberg, primo ministro e leader del Arbeiderpartiet, stia cercando in tutti modi di minimizzare la tragedia, ad esempio, non fornendo il numero dei dispersi o quello dei danni e degli obiettivi della bomba: è sua l’incredibile gaffe di ieri, stigmatizzata dai media norvegesi, allorchè ha annunciato che l’anno venturo si sarebbe tenuto di nuovo il meeting di partito di Utoya, per sentirsi ribattere da uno dei sopravvissuti un “non se ne parla proprio.
Ma c’è dell’altro: tutte le prime notizie pervenute riportano di una (seconda) esplosione in piazza Yougstorget, antistante la sede del Arbeiderpartiet ed a pochi metri dai palazzi governativi colpiti. Certo, era il caos dei primi momenti, ma la stessa BBC riportava alle 15.44 (pochi minuti dopo l’esplosione) una testimonianza diretta: “la bomba è esplosa a Youngstorget e che la polizia stava evacuando i feriti e concentrando le ambulanze lì (The bomb went of at Youngstorget, … injured people are taking care of by a huge amount of police and medical forces. … The police is now evacuating all people from Youngstorget).
Questa è la storia dell’ “attentato di Oslo del 22 luglio” ed è possibile trovarlo sui media norvegesi, in particolare proprio quel VG Tabloid di Oslo “attaccato dai jihadisti” … resta solo da chiedersi perchè la stampa ed i media italiani non se ne siano ancora accorti, visto che il traduttore di google “norvegese (Bokmal)-italiano” non funziona troppo male …
Certo, ma non in questo caso.
Buona giornata, demata 🙂
Elisabetta
Grazie!
Cmq, anche la ceramica, il pollice verde e l’alchimia dei cibi sono “storicamente” femminili.
Peccato non siano abitudini consumistiche … 😀
Ho riportato (citando la sorgente, ovvio), il tuo interessante intervento su questa ennesima nefandezza storica sul sito alfemminile.com, nel quale si esortano le gentili pulzelle come me a interessarsi non di politica, ma di gossip, maquillage, shopping e quant’altro contraddistingua le femminucce. (?)
Mi piace lo shopping ed adoro essere “femmina”, ma non posso (NON POSSO) esimermi dal chiudere gli occhi su un bel vestito di D&G ed aprirli, invece, su certi eventi.
Chiedo venia alle mie amiche di alfemminile.com (alcune, almeno), se non gradisco, ora, restarmene davanti alle vetrine sfavillanti (e basta).
Chiedo venia per la mia non indifferenza.
“L’indifferenza è l’ottavo vizio capitale” (Don Andrea Gallo)
Distinti saluti,
Elisabetta Lelli
“
Beh, parliamo poi dei media italiani: ci vuole pazienza! Sarei curioso di sapere a quale nazione appartiene l’apparato che ha armato il pazzo.