Ci sono molti luoghi comuni su Napoli ed i napoletani, riassumibili in “ladri, sporchi e sfaticati”.
Pregiudizi antichi, se accadde che la mia bisnonna piemontese fu diseredata per aver sposato un meridionale, pregiudizi montati ad arte, basti leggere di Scarfoglio e Serao e di come fu costruito a tavolino il mito dei “tarallucci e vino” e dell’incocludenza “borbonica”.
Eppure, le cose non stanno affatto così, dato che tanto personale delle forze dell’ordine è campano, che lì la gente insorge perchè lo Stato latita riguardo la gestione dei rifiuti, che il Settentrione è cresciuto e cresce solo grazie alla laboriosità di tanti immigrati dal Sud.
Eppure, nessuno se ne accorge e nessuno vuol parlarne.
Nessuno vede che l’inchiesta Calciopoli è targata Napoli, come lo sono quelle sui cosiddetti “appaltoni” tipici delle città “rosse”, sulle filiere cooperative toscane e non solo, sulla Why Not emiliana ed il clientelismo del Fondo Sociale Europeo, sulla Monnezzopoli bassoliniana che coinvolge ditte venete, sul disastro ambientale causato da ditte lombarde e, proprio oggi, sulla P4 padanocentrica.
Inchieste che coinvolgono tutt’Italia, che a Napoli faticosamente proseguono e che, nel resto del paese, restano bisbisglio e chiacchiericcio.
Come non riconoscere la capitale morale del nostro paese se non nella città di Napoli, nella sua sopportazione e nella sua fedeltà verso un’Italia che puntualmente la esclude, la dimentica, la misconosce, la danneggia.
Non è un caso che da mesi si discuta dei “ministeri al nord” senza porsi affatto il problema che anche il Sud e le sue antichissime capitali (Napoli e Palermo) possano essere della partita …
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