Un recente report valuta che dai 19 ai 29 miliardi dollari vengono trasferiti dagli Stati Uniti al Messico, per essere riciclati attraverso gli acquisti in contanti di terreni, alberghi di lusso, automobili e altri beni di fascia alta.
L’incapacità del governo messicano di intercettare le complesse operazioni di riciclaggio è spesso citata come il maggiore insuccesso dell’offensiva contro i cartelli, lanciata dal presidente Felipe Calderon quando ha assunto l’incarico nel dicembre 2006.
Una guerra, la Mexican Narco War, che ha già provocato (dal 2007 al 2009) più di 23mila morti.
John Morton, funzionario dell’U.S. Immigration and Customs Enforcement, presentando lo studio frutto dell’impegno congiunto dei governi di USA e Messico, ha precisato che il governo statunitense e messicano non hanno fatto abbastanza per rallentare il flusso di denaro.
Denaro che arriva nei modi più svariati, dal corriere individuale al container pieno zeppo, come racconta il servizio di Reuters.USA di qualche tempo fa. Denaro che è usato per corrompere politici e forze di polizia, i cartelli di fornitura con le armi, pagare i fornitori in Sud America, e nutrire gli stili di vita sontuosi di molti signori della droga.
“Dobbiamo minare completamente le organizzazioni come le imprese, e per fare questo dobbiamo individuare, limitare e sequestrare i loro profitti”, promette il gruppo di lavoro intergovernativo, ma la maggiore difficoltà è data dal fatto che, in Messico, il 75% dell’economia formale e informale opera attraverso operazioni in contante e questo, nonostante le restrizioni nelle compravendite e negli atti notarili, facilita enormemente il lavoro dei contabili dei Narcos.
Joaquim “Chapo” Guzman, capo del Cartel de Sinaloa con una taglia da 1,5 milioni di dollari sulla testa, è stato inserito al 41esimo posto della classifica degli uomini più ricchi del pianeta stilata da Forbes.
Guzman, che, ricordiamolo, è solo uno dei tre o quattro “protagonisti” della Mexican Narco Insurgency, avrebbe, secondo Forbes, un “potere” paragonabile a quello del Dalai Lama e di Alì Khamaeni, rispettivamente 39esimo e 40 esimo. Si ritiene che sia da addebbitargli un “fatturato” di 19 miliardi di dollari solo per quanto riguarda le spedizioni di cocaina, importata dalla Colombia, verso gli Stati Uniti negli ultimi otto anni.
Poi, c’è il resto: traffico di esseri umani e di organi, tonnellate di mariuana prodotta in loco, corruzione e terrore, rapimenti, riscatti ed estorsioni, migliaia di morti.
Gli analisti stimano, inoltre, che Chapo Guzman abbia il controllo di almeno 3500 società operanti fuori dal territorio messicano, in USA come in Europa o Sudamerica.
Anche se non così ricchi, anche gli altri boss godono di un potere enorme, che travalica i confini dello stato messicano. Come Nazario Moreno González “El Más Loco”, capo del cartello La Familia, che si professa “filosofo New Age” ed ha scritto il “manuale spirituale” del culto de La Santa Muerte.
Oppure come Heriberto Lazcano Lazcano leader degli Zetas, veri e propri paramilitari che, dopo essere cresciuti al soldo del Cartel del Golfo, hanno dichiarato guerra a tutti, quando Guzman ha provocato la scissione tra Tijuana e Sinaloa.
Los Zetas, l’ala “militare”, divenuta potentissima dopo la morte di Arellano Félix, boss del cartello, e lo sfaldamento de La Familia, dopo il trasferimento del capo, Osiel Cárdenas Guillen, in un carcere federale USA.
Una guerra feroce, quella dei signori della droga messicani, dopo l’indebolimento dei cartelli “storici”, dunque, che da anni preoccupa Stati Uniti ed Europa, vista anche l’infiltrazione, specialmente degli Zetas, nei nostri paesi.
Un amaro successo per il presidente Calderon, che ha avviato una decisa politica di contrasto della criminalità, dopo aver vinto di misura le elezioni presidenziali nel 2006, che sancivano definitivamente l’affermazione del Partito d’Azione e ponevano fine al monopolio politico, che durava dal 1929, da parte del Partito Rivoluzionario Istituzionale e poi, a partire dal 1980, della sua “costola”, il Partito Democratico Rivoluzionario, che è il principale responsabile della libertà d’azione con cui si sono affermati i Narcos, nel corso dell’ultimo decennio.
originale postato su demata
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