Come sia andata ce lo spiega con semplicità lo stesso Tribunale di Roma «Dagli atti a disposizione della Corte d’appello è emerso che alle 12
non c’era nessuno della Pdl in sala e che alle 12:30 tutto è stato
chiuso». E, giusto per fugare i dubbi, il Corriere della Sera precisa che “la Corte ha spiegato che per giungere a questa
conclusione ha esaminato tutti gli elementi compresi i verbali delle
forze dell’ordine che attesterebbero il ritardo”.
Nulla da ridire, dunque: non c’era nessuno e lo testimonia la polizia di guardia.
Ed, invece, il ministro della Difesa Ignazio La Russa non ci sta. «Noi attendiamo fiduciosi i verdetti sulle nostre liste. Ma non
accetteremo mai una sentenza che impedisca a centinaia di migliaia di
nostri elettori di votarci alle Regionali. Se ci cacciano faremo valere i diritti dei nostri
elettori. Siamo pronti a tutto». (La Stampa)
Gli risponde a distanza, sdrammatizzando, l’eurodeputato dell’IdV Luigi
De Magistris: “Il ministro La Russa forse
pensa di organizzare una nuova marcia su Roma? Se fosse così, ricordiamo
a lui e a tutto l’esecutivo che l’Italia è ancora una democrazia, dove
le sentenze dei giudici si devono rispettare e dove i cittadini non
devono essere istigati a compiere reato.” (Il Giornale)
Io non la vedo così terribile, l’esclusione del PdL da Roma, se, come sembra, la candidatura della Polverini è salva, garantendo, così, il testa a testa con la Bonino.
A volte, è la Legge del Caso a determinare che una classe politica od un ceto dominante debbano andare in pensione. Al di là del Tevere, in Vaticano, la chiamano “Divina Provvidenza”, bene o male che sia.
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