Nel 1986, tra Natale e Capodanno, mi trovavo ad Amburgo.
Fu il primo anno "anomalo" per quanto riguarda il clima e, dopo un annata molto calda (a maggio in Svizzera c'erano 23 gradi), arrivò di colpo un inverno freddissimo, superato solo dall'inverno scorso, quello del 2009.
Accadde tutto all'improvviso, lo ricordo come fosse oggi.
Verso le 19 andavo a cena da un amico, il cielo era terzo e non c'era un fiocco neanche a pagarlo, ma, dopo tre ore quando uscii dal palazzo, c'era un metro abbondante di neve. Siccome "casa" era in un altro quartiere, chiesi alla ragazza che era con me "Was machen wir jetz" (cosa facciamo adesso?) e lei rispose, tranquillissima, che avremmo aspettato l'autobus alla fermata di fronte.
C'era già una vecchina, nel nulla in mezzo alla neve, e questo garantiva che sarebbe arrivato a breve: arrivò subito, puntualissimo, eppure in sole tre ore la città si era ricoperta di un metro di neve ed iniziava a formarsi il ghiaccio.
La città proseguì normalmente la sua vita, con qualche tamponamento innocuo in più e qualche osso rotto per gli scivoloni sul ghiaccio; nulla più di tutto questo.
Amo i paesi molto freddi (o molto caldi): costringono gli Uomini ad organizzarsi.
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