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Perchè Renzi snobba il sindacato

8 Set

Ilvo Diamanti – statistico e politologo – oggi, su La Repubblica, rivela che il sindacato è “stimato da circa 2 italiani su 10. E, di conseguenza, guardato con diffidenza dagli altri 8. Anzitutto e soprattutto, dai lavoratori dipendenti. D’altronde, la componente più ampia degli iscritti è costituita dai pensionati.”

E proprio su questi iscritti pensionati la Confsal-Università (Confederazione Sindacati Autonomi Lavoratori, un sindacato dunque) ci racconta che quelli certificati dall’Inps al 1° gennaio 2012, erano 7.694.048, di cui 4.907.363 iscritti alle 5 confederazioni, e che i pensionati Inpdap, quelli del pubblico impiego, erano 2.785.800 di cui 427.517 iscritti.

Secondo la Confsal in totale i pensionati iscritti a qualche sindacato erano 5.682.075 nel 2012, ma il numero dichiarato dalle 5 confederazioni ammonterebbe a 6.957.126, con una differenza tra il dichiarato e il reale di 1.275.051 unità.

Lo stesso report della Confsal conferma un altro dato impressionante: con un tasso di sindacalizzazione in Italia del 33,8% (fonte “Corriere della Sera” articolo di Sergio Romano, maggio 2011, con dati Cnel) “il valore massimo di lavoratori del privato iscritti al sindacato” non può essere maggiore di 6.641.700, “ma gli iscritti del privato dichiarati dalle sole 5 confederazioni risultano essere 8.623.585”.

S.I.B. Sindacato Italiano Balneari che rappresenta migliaia di imprese balneari diffuse

S.I.B. Sindacato Italiano Balneari che rappresenta migliaia di imprese balneari

Praticamente, 1.965.000 lavoratori in più rispetto alle statistiche che comporterebbero – se fossero reali – che quasi la metà dei lavoratori del privato sia iscritta ad un sindacato, mentre con i pensionati si supererebbe ampiamente il 50% degli italiani, cosa che non è.

“Sono numeri che interrogano e chiedono una spiegazione logica, perché o c’è stato un aumento improvviso e assai consistente delle iscrizioni ai sindacati, e quindi il tasso di sindacalizzazione va decisamente aggiornato verso l’alto, o c’è qualche sindacato che arrotonda parecchio”, scrive Confasl.

E, tenuto conto della percentuale abissale (20%) della fiducia degli italiani nei sindacati, la questione dei veri numeri e del reale peso dei sindacati, come anche di chi e cosa rappresentino, diventa rilevante per il governo, per i cittadini e per i lavoratori.

renzi-supermanInfatti, oltre a chi si ‘regala’ un 20% di iscritti in più – per propaganda fidae e per gelosie tra confederazioni o altro – c’è la questione esiziale di quante tessere effettive ma non reali riescano a raccogliere i sindacati in alcune operatività che lo Stato ha loro molto benevolmente devoluto.

In due parole quanti lavoratori si sono iscritti per ottenere coperture assicurative sul rischio professionale o previdenza integrativa oppure fidelizzati grazie ai 740 dei CAF, le pratiche Inps, i corsi degli Enti Certificati, per non parlare del volontariato e degli immigrati, del così detto Terzo Settore? Spese esternalizzate a favore dell’associazionismo che la Pubblica Amministrazione – se ha gli esuberi che racconta – potrebbe riportare a casa in un battibaleno.

Per non parlare del Fondo Espero di cui quasi nessuno ha più memoria (… ma c’è) e dei sindacati nei CdA degli enti previdenziali di cui non sembra ce ne sia uno che non abbia sbancato. Niente di ‘grave’ e niente di ‘nuovo’ … ne sanno qualcosa i lavoratori francesi che affidarono ingenuamente risparmi e sacrifici ad enti di previdenza sociale, alla fine dell’1800, o quelli statunitensi che videro crollare le pensioni affidate ai propri sindacati prima che arrivasse Marchionne a salvare loro e … Chrysler in cui avevano incautamente investito.

Inoltre, dal punto di vista delle scelte politiche è sorprendente scoprire che solo un elettore su 4 è sindacalizzato (12 milioni su circa 40), ma che questo rapporto arriva ad 1 ogni due circa per i pensionati ed uno ogni 5-6 per gli under-40: se i numeri sono questi, portare un milione di persone in piazza non ha un peso effettivo alle spalle …

Arrivati a questo punto è chiaro a tutti perchè Matteo Renzi non sia andato a Cernobio e perchè non consideri i sindacati un interlocutore ‘politico’ e comunque utile al rinnovamento che intende portare avanti.

Conflitti di interessi per le attività esternalizzate che la P.A. in esubero potrebbe riprendersi, la presenza nei CdA degli enti previdenziali senza trasparenza sulle nomine sindacali, il rappresentare prevalentemente una generazione di troppi pensionati d’oro, l’essere stati i protagonisti di tanti errori disastrosi che dagli Anni ’70 ad oggi hanno messo in ginocchio il nostro Paese, l’ atavico ostracismo verso la separazione tra previdenza sociale e sistema pensionistico, l’aver preteso il mantenimento di aziende in disastrosa perdita (vedi Alitalia) per anni e decenni a carico delle casse pubbliche con buona pace di meritocrazia, crescita, innovazione e turn over.

Un sindacato di nicchia, se non si vuole crescere alla stregua dei tedeschi snellendo di gran lunga le fasi e le applicazioni contrattuali in sede nazionale. Un sindacato ingiusto, se non si fa paladino contro il lavoro nero e la sicurezza come fa quello statunitense che in questo ha un ruolo addirittura istituzionalizzato. Un sindacato inutile, se difende i diritti – acquisiti mica naturali – degli ultrasettantenni e le casse della previdenza pubblica e dell’associazionismo, ovvero datore  e volontariato, mica lavoro.

Dunque, se nei mesi venturi vedrete – come al solito – Roma in assedio e scuole okkupate, niente paura: quando votano salta fuori che sono molti di meno … poche noci nel sacco fanno tanto rumore.
E Renzi lo sa.

Originally posted on Demata

FIOM, tanto rumore per cosa?

11 Gen

La FIOM, nel 2009, totalizzava 363.507 iscritti tra i lavoratori attivi del settore metalmeccanico ed informatico. La confederazione “rossa” dei metalmeccanici non rappresenta, dunque, le “masse”, i “lavoratori”, il “proletariato”, ma è solo un’associazione di una categoria.
Del resto, sono trascorsi almeno 40 anni da quando il mondo del lavoro ha iniziato a mutare dalla “grande fabbrica” al “terziario flessibile”: gli operai sono diventati una ristretta minoranza della popolazione.

Oggi, ad esempio, va registrato che la CGIL è il sindacato del pubblico impiego e dei servizi, se annoverava (nel 2009) 407.716 iscritti nella Pubblica Amministrazione, 372.268 nel commercio, turismo e servizi, 367.768 tra gli edili, 188.127 nella scuola e 152.953 nei trasporti.

In assoluto, i lavoratori attivi iscritti alla CGIL sono solo 2.751.964 a fronte di 2.994.203 pensionati, spesso provenienti dalla FIOM e dalla FILT.

Cosa significa tutto questo?
Molte e poche cose allo stesso tempo.

La CGIL ha 5.746.167 iscritti, ovvero i suoi iscritti rappresentano un terzo di tutto l’elettorato di centrosinistra, e, anche se la relazione non è così diretta, sono pari alla metà degli elettori del Partito Democratico.
Considerato che è un “sindacato di sinistra” e non un “sindacato e basta”, questo rappresenta un vincolo (ed un limite) politico per il nostro Parlamento ed il nostro sistema elettorale, oltre che per i partiti e per l’editoria di sinistra. Tra l’altro, se ragionassimo in termini sessisti, considerato che la gran parte degli iscritti sono maschi, potremmo azzardare che buona parte degli elettori di sinistra di questo sesso sono anche aderenti alla CGIL.

C’è, poi, la FIOM che raccoglie circa il 10% degli iscritti attivi di tutta la CGIL, meno del 2% dei lavoratori italiani attivi (24 milioni) e meno dell’1% dell’elettorato (~ 45 milioni).
Come dire che poche noci nel sacco riescono sempre a fare tanto rumore? Probabilmente si, ma a condizione che i media scambino le lucciole per lanterne …